Grande successo di pubblico anche per la seconda edizione di “Vëllazëria”, la festa della fratellanza che ha riunito a Casalvecchio di Puglia le rappresentanze di diverse comunità arbëreshe del Centro-Sud (la stessa Casalvecchio, Lungro, San Benedetto Ullano, Chieuti e Ururi) e il gruppo folk “Miqësia” proveniente dalla città di Gramsh, nel centro dell’Albania.
L’evento è stato realizzato dal Comune di Casalvecchio grazie al supporto della Regione Puglia, ed è stato patrocinato dalla Provincia di Foggia, dall’Associazione “Borghi Autentici d’Italia”, dall’Associazione “Comunità Ospitali”, dall’Unione dei Casali Dauni (che riunisce i Comuni di Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia e Castelnuovo della Daunia) e dal Gal “Meridaunia”.
Il sindaco di Casalvecchio Noè Andreano, ha potuto contare sul supporto logistico della Pro Loco “Arbëreshe”, dell’Associazione Culturale “Tallandishat”, del Centro Studi e Tradizioni Arbëreshe “Skander” e dai tanti volontari tra i quali spiccano i cittadini del “Quartiere Sant’Antonio” di Casalvecchio.
Anche quest’anno il programma ha compreso sfilate in costume lungo le strade del centro storico di Casalvecchio, accompagnate da musica e danze tipiche dell’Albania e del mondo arbëreshe – la cultura delle comunità storiche italo-albanesi d’Italia – ed eseguite dai gruppi folk di entrambe le comunità delle due sponde adriatiche. A curare i momenti artistici, Raffaella Spirito.
I visitatori hanno anche potuto partecipare agli stage gratuiti di danze tipiche albanesi tenuti da Brunilda Lato, ballerina che per circa dieci anni è stata la Prima Ballerina del Balletto di Stato dell’Albania e che da anni è residente in Italia.
Non sono mancati i momenti più strettamente culturali.
Nel primo giorno, nel corso di un convegno celebrato in Piazza Padre Pio e moderato da Antonello D’Arcangelo, sono stati toccati aspetti interessanti della vita e delle opere di Giorgio Castriota Skanderbeg, il famoso condottiero, uomo politico e diplomatico del XV secolo, eroe nazionale dell’Albania e degli Albanesi d’Italia, di cui ricorre il 550° anniversario della morte: in 25 anni di battagli e vittoriose, condotte con scarsi aiuti dall’estero, battè ripetutamente le sconfinate armate dei sultani turchi che tentavano di invadere e islamizzare l’Albania, l’Italia e il resto d’Europa. A parlarne sono stati il dott. Fatos Daci dell’Accademia Albanese-Statunitense di Scienze ed Arti, il dott. Albert Koni Direttore del Museo Archeologico di Durazzo e Loris Castriota Skanderbegh giornalista e discendente dell’eroe albanese. La traduzione è stata curata da Arbri Merkai.
Nel secondo giorno, sempre in Piazza Padre Pio, il prof. Ramazan Bogdani e il prof. Bardosh Gace, dell’Accademia Albanese delle Scienze, hanno illustrato i loro studi sui legami tra il folklore e le tradizioni dell’Albania e dei villaggi albanofoni d’Italia, sempre con la moderazione di Antonello D’Arcangelo e la traduzione del giornalista albanese Alban Daci.
A dare un saggio di arte figurativa, grazie alle opere esposte nell’ex la scuola “Celozzi”, sono stati il pittore albanese Leka Rudho e la pittrice di San Marco in Lamis Anna Piano.
Ad arricchire la prima giornata, le presenze di una delegazione del comune albanese di Lezhë, del Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia Aldo Patruno, dei sindaci di diversi comuni vicini, oltre ad una visita a sorpresa dell’on. Fatmir Toci, deputato del Parlamento albanese.
Nella seconda giornata, oltre agli appuntamenti con il folk albanese e arbëreshe, il giornalista Loris Castriota Skanderbegh ha condotto una intervista pubblica con il regista siciliano Salvo Cuccia, che ha spiegato la genesi del docufilm “Rockarbëresh”, opera con la quale ha illustrato la nascita e l’evoluzione di due gruppi musicali arbëreshe di Santa Sofia d’Epiro (gli “Spasulati” e la “Peppa Marriti Band”) che si sono dedicati a musicare con ritmi decisamente moderni testi scritti nella lingua albanese storica. Il bel documentario ha regalato anche interessanti spaccati della cultura e della vita sociale delle comunità arbëreshe calabresi, dagli anni ’70 ad oggi.
A coronamento della giornata, l’applauditissimo concerto della “Peppa Marriti Band”, che ha coinvolto in balli scatenati tutto il pubblico. Il gruppo ha proposto canzoni in lingua arbëreshe e in lingua albanese, accompagnate da un rock purissimo a tratti “incrociato” con ritmi folk e latini, ma anche canti in dialetto calabrese e l’inno dei fuorilegge del Sud “Brigante se more”.
Anche nel secondo giorno, tanti ospiti istituzionali: ancora diversi Sindaci delle comunità arbëreshe e il Presidente della FAAI, Federazione Associazioni Albanesi in Italia, Fatmir Behluli,
A dare un impulso all’animazione dei gruppi, altri due visitatori in costume dall’Albania, Shkelzen Byku e Edgrar Kocli.
Grande soddisfazione ha espresso il sindaco di Casalvecchio di Puglia, Noé Andreano: «Abbiamo creato questo appuntamento per rendere ancora più solido il ponte ideale che unisce le due sponde dell’Adriatico. La storia delle comunità arbëreshe in Italia inizia cinque secoli e mezzo fa: le popolazioni albanesi che non volevano sottomettersi all’invasione turca e convertirsi all’islam furono accolte nell’Italia del centro-sud. Da allora, la lingua, la cultura e le tradizioni albanesi sono sopravvissute in queste comunità. Noi stiamo lavorando da tempo, sia in Italia che in Albania, affinché questi legami siano rinsaldati. Ci ha confortato l’apprezzamento del dottor Patruno, che ha giudicato centrati gli obiettivi di valorizzazione interculturale che abbiamo esposto nel progetto presentato alla Regione. L’impegno di principio a sostenere il progetto, espresso dal dottor Patruno, ha già moltiplicato le nostre energie: cominceremo da subito a lavorare per organizzare, il prossimo anno, un appuntamento ancora più coinvolgente»