CERIGNOLA: I CARABINIERI DELLA COMPAGNIA OFANTINA ARRESTANO SEI PERSONE.

Week end ricco di arresti per i Carabinieri della Compagnia di Cerignola, che nel corso di numerosi servizi di pattugliamento del territorio, nonché di molte perquisizioni effettuate, hanno tratto in arresto sei persone.

A Cerignola doppio arresto per evasione. A finire in manette sono stati DIMATTEO PASQUALE, cl. ’82, e DAZZEO LUCA, cl. ’65, pregiudicati cerignolani. Entrambi sono stati sorpresi dai militari della locale Stazione all’esterno delle rispettive abitazioni dove sono sottoposti agli arresti domiciliari. Su disposizione del P.M. di turno sono stati risottoposti agli arresti domiciliari. Risponderanno del reato di evasione.

A Margherita di Savoia i militari della locale Stazione hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di VALENTINO SAVERIO, cl. ’67. L’uomo, nel tentativo di riprendere una relazione sentimentale con la ex compagna, aveva assunto un comportamento dapprima molesto e poi violento, arrivando, in alcuni casi, addirittura a picchiare la donna, causandole varie lesioni. La vittima, convinta dai Carabinieri a fidarsi e a raccontare quanto stava vivendo, ha riferito agli investigatori uno scenario agghiacciante, fatto di continue minacce e violenze. La procura della Repubblica, pertanto, sulla base di quanto riportato dall’Arma ha richiesto ed ottenuto dal G.I.P. la misura cautelare. L’uomo, una volta rintracciato, è stato rinchiuso nel carcere di Foggia.

A Trinitapoli, Stornara e ancora a Margherita di Savoia, poi, sono stati eseguiti tre ordini di carcerazione a carico, rispettivamente, di SANTARELLA LUIGI, cl. ’76, JOGUNOMI ABIOLA, cl. ’84, e DIGENNARO GAETANO, cl. ’65, tutti pregiudicati. Il primo, in particolare, sconterà la pena residua di cinque mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, il secondo quella di due anni e tre mesi per rapina, estorsione e lesioni personali. Il terzo, invece, condannato per il tentato omicidio della ex moglie, è stato portato in carcere, dove dovrà restare per cinque anni e undici mesi. Il caso destò all’epoca non poco scalpore per le modalità con cui venne posto in essere, avendola investita e scaraventata contro un muro con la sua autovettura dopo il suo definitivo rifiuto a riprendere l’unione. La donna scampò alla morte solo perché, per fortuna, scivolò dal cofano dell’auto prima che la stessa impattasse proprio col muro.