Attivare una nuova filiera per la valorizzazione degli scarti di potatura mediante una stretta collaborazione tra agricoltori e produttori di biomassa, costruttori di macchine ed attrezzature specializzate, società di servizi e utilizzatori della biomassa è l’obiettivo principale del “Progetto uP_running”, presentato il 15 settembre scorso alla Fiera del Levante.
Tecnici, ricercatori ed operatori del settore sono stati invitati a confrontarsi nel corso di un Forum promosso ed organizzato dal Distretto Tecnologico Agroalimentare Regionale (D.A.Re. Puglia) e dall’Università di Foggia (Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente), in collaborazione con la Regione Puglia ed in particolare con il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale.
Il progetto uP_running, a cui partecipano il D.A.Re. e STAR*AgroEnergy Research Group dell’Università di Foggia, è stato finanziato nell’ambito del programma comunitario Horizon 2020 (LCE 14 – Market uptake of existing and emerging sustainable bioenergy), con il coordinamento del Centro di Ricerca sulle Risorse ed i Consumi Energetici di Saragozza (Spagna), e la partecipazione di realtà di ricerca e di rappresentanza del mondo agricolo di Ucraina, Grecia, Croazia, Francia e Portogallo.
Dopo l’apertura dei lavori a cura di Luigi Trotta – che ha illustrato le azioni previsti dal nuovo Psr per il settore delle biomasse – si sono quindi tenute le relazioni introduttive a cura di Maria De Pasquale, del Distretto Agroalimentare Regionale e di Massimo Monteleone, Docente di Ecologia Agraria Università degli Studi di Foggia, che hanno evidenziato le interessanti opportunità derivanti dalla valorizzazione a fini energetici degli scarti delle potature: in Puglia vi è infatti un potenziale annuo di circa 1,2 milioni di tonnellate di biomassa proveniente dalle potature delle coltivazioni di vite e di olivo, nonché dagli espianti dei vigenti, per oltre la metà concentrata tra le province di Foggia e Bari.
Una risorsa rinnovabile ed ecosostenibile, per lo più sottoutilizzata: per avere un’idea approssimativa del valore di tale risorsa basti pensare che sarebbe in grado, complessivamente, di generare energia a copertura dei consumi elettrici di circa 700 mila nuclei famigliari ovvero consentirebbe di installare impianti termici per una potenza complessiva di 600 MW.
Operare in questo settore e stimolare l’attivazione di filiere agroenergetiche incentrate sull’impiego dei residui di potatura, potrebbe quindi contribuire significativamente agli obiettivi di “decarbonizzazione” della Puglia, conseguendo il risultato di tagliare drasticamente le nostre emissioni di gas clima-alteranti in atmosfera.
Occorre quindi porre in essere iniziative «pilota» e tutte le condizioni tecnico-operative perché possa essere conseguita la piena maturità tecnologica degli impianti, migliorata la loro affidabilità e funzionalità, con particolare riferimento agli impianti di piccola taglia, funzionali ad un modello generativo di tipo “distribuito” sul territorio regionale, ed evitando gli impianti di grande taglia. Qualità, certificazione e tracciabilità del combustibile solido ottenuto a partire dai residui di potatura devono sempre orientare le operazioni di filiera.
Sul piano “non-tecnico” gli aspetti di tipo giuridico, normativo ed autorizzativo, debbono essere resi più semplici, lineari ed accessibili, mentre sul piano organizzativo va migliorata l’aggregazione tra gli operatori superando alcune criticità quali le ridotte dimensioni aziendali, i costi elevati di raccolta e/o conferimento dei residui, la scarsa remunerazione della materia prima, le difficoltà logistiche e di approvvigionamento.
Ai lavori è intervenuto l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo di Gioia, che ha sottolineato l’apporto scientifico del Forum, utile per chi deve investire in metodologie sempre più applicate, specie nel settore delle energie rinnovabili. Con la nuova programmazione comunitaria cofinanziata, infatti, le aziende agricole pugliesi saranno protagoniste di investimenti per la diversificazione produttiva e l’integrazione del reddito, in grado di assicurare maggiore sostenibilità e competitività, preservando nel contempo i paesaggi agricoli e la biodiversità.
Il dibattito è stato arricchito dalle testimonianze e dai contributi degli operatori del settore Vincenzo Netti e Antonio Baselice, e di Francesco Corvace del Dipartimento Ambiente. Quest’ultimo, in particolare, ha messo in evidenza l’opportunità di un’accorta integrazione fra tutti i percorsi di pianificazione regionali e la necessità di mettere “a sistema”, come si suol dire, una serie di tematiche che inevitabilmente si intersecano e si influenzano a vicenda, come lo sviluppo rurale e le agro-energie, la pianificazione e energetica ed il contenimento delle emissioni, la limitazione degli inquinanti in atmosfera e la decarbonizzazione”. Una visione sistemica dell’intreccio di tutte queste tematiche rimanda ad una pianificazione regionale efficace e lungimirante.
Nel commentare l’iniziativa il Presidente del Distretto Agroalimentare Regionale, Milena Sinigaglia, ha sottolineato la grande collaborazione tra il D.A.Re. e l’Università di Foggia: una sinergia che arricchisce il patrimonio di conoscenze e competenze contribuendo in modo significativo all’affermazione della ricerca scientifica del sistema Puglia nel suo complesso, in modo particolare nella filiera agricola ed agrolimentare, dove le vocazioni produttive del territorio vengono declinate con la realizzazione di modelli per nuovi business.