Aveva già preparato le valige, aspettava solo il momento giusto per scendere dalla Foresta Umbra e di squagliarsela. Ma quando è tornato a Mattinata si è reso conto che la cittadina era stata praticamente militarizzata dai carabinieri che gli davano la caccia. E così, dopo aver contattato il suo legale di fiducia, Antonio Quitadamo, 42 anni, alias “Baffino”, la primula rossa del Gargano, ha deciso di consegnarsi ai carabinieri, che lo hanno dunque arrestato. Su Quitadamo, uomo di spicco del clan Romito, pendeva un decreto di latitanza firmato agli inizi di settembre per estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso. La vittima di Baffino, un imprenditore che aveva acquistato una casa di villeggiatura a Macchia, tra Monte Sant’Angelo e Mattinata, aveva subito numerosi furti all’interno della villa, tanto che Quitadamo gli aveva chiesto il pagamento di una mazzetta di duemila euro per bloccare il continuo viavai di ladri di appartamento nella sua proprietà: 1500 euro subito, poi altre 500 euro. Stop. Altrimenti sarebbero continuati i furti. Ma la vittima, esasperata, ha deciso di denunciare tutto in procura e così dopo la firma del gip è arrivato l’ordine di arresto per il pregiudicato. Che però si è reso latitante per settimane, spostandosi sul suo territorio indisturbato e cambiando più volte rifugio, soprattutto nell’area della Foresta Umbra, a Montesacro, luogo dove Quitadamo è nato e cresciuto conoscendo a memoria sentieri e angoli nascosti. Infatti da luglio era riuscito a far perdere le sue tracce, anche se alcuni informatori dei carabinieri giuravano di averlo visto più volte prendere il caffè in un bar del centro di Mattinata. Ma l’informazione si era poi rivelata falsa, perché le immagini delle telecamere interne al bar avevano smentito l’effettiva presenza di Baffino in città.