In Ataf venerdì 9 settembre sarà sciopero di 4 ore, dalle ore 9.30 alle 12.30: lo ha indetto la FAST Confsal, in seguito alla disdetta degli accordi di secondo livello, per mancanza di liquidità, da parte dell’azienda. Per la Segreteria regionale e provinciale della FAST Confsal, infatti, la direzione aziendale Ataf sembra voler andare verso un fallimento per poi probabilmente rimestare le acque con qualche rimpasto, piuttosto che assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei lavoratori e della stessa cittadinanza, alle prese con disservizi continui, che si renderanno ancora più evidenti a partire dal prossimo 12 settembre, con la ripresa delle attività scolastiche e dei consueti orari invernali, a causa della carenza strutturale di mezzi.
“Lo sciopero indetto dalla FAST si svolgerà dalle 9.30 alle 12.30 del prossimo venerdì 9, fuori dalle fasce di garanzia, perché lo scopo non è quello di creare disagi all’utenza, ma quello di dare evidenza alle rimostranze dei lavoratori, che per questa azienda stanno facendo grandi sacrifici, senza ottenere in cambio neanche un minimo di chiarezza sul futuro”.
“Ci vediamo costretti a giungere a tal misura – prosegue la FAST Confsal – anche perché l’azienda continua a non convocarci, non riconoscendo la nostra attività sindacale e i lavoratori da noi rappresentati, neppure in occasione del prossimo tavolo tecnico a cui sarebbero state invitate tutte le altre sigle, anche se meno rappresentative della FAST. Eppure, sia il Prefetto, sia la Commissione di Garanzia che il Ministero dei Trasporti riconoscono la nostra presenza in azienda, tanto da poter legittimamente dichiarare uno sciopero. Se il timore della Dirigenza riguarda le 75 giornate di assenze giustificate che potremmo richiedere, stiano tranquilli perché la FAST, nel caso, proseguirebbe la propria attività sindacali nei luoghi di lavoro, per non gravare ulteriormente sulle casse di Ataf”.
Oltretutto, secondo la FAST, Ataf avrebbe diverse strade per risanare i propri disastrosi bilanci.
In primis, la FAST chiede chiarezza riguardo ai mancati introiti derivanti dal biglietto unico, che vede l’utenza di Ferrovie del Gargano addirittura triplicata negli ultimi anni. Inoltre, la FAST si chiede il perché di alcune agevolazioni che l’azienda, se pur in condizioni così drammatiche, avrebbe previsto per la sosta tariffata, favorendo di fatto l’utilizzo del mezzo privato per commercianti e studenti. Dai bilanci ufficiali Ataf e da una relazione dell’Ing. Fiore, risulterebbe una situazione economica già critica per quanto riguarda gli introiti della sosta, che dal 2012 ad oggi sono calati vertiginosamente. Era necessario, quindi, prevedere nuovi sconti per l’utenza? Si sono mai accorte la dirigenza e la proprietà di tali dati? Cosa hanno fatto per contrastare tali fenomeni, evitando di giungere a una così grave mancanza di liquidità?
Inoltre la Fast si chiede se siano stati, di fatto, pagati dal Comune ad Ataf i soldi stanziati dal ripiano delle perdite, con due delibere specifiche e, soprattutto, i 2milioni e 900 mila previsti per l’adeguamento inflattivo. Il Comune di Foggia perché non vigila su Ataf? E la dirigenza perché non pretende ciò che le spetta dalla proprietà? Come, ad esempio, i pagamenti per il servizio stadio o per i servizi di cui usufruirebbe lo stesso Comune.
A causa, poi, del parco mezzi inadeguato e dei bus in numero insufficiente e in condizioni disastrose, l’Ataf non riesce a coprire tutti i 3 milioni e 800 mila km previsti dalla Carta Servizi, rinunciando a ben 400 mila km e a ben 200 mila euro all’anno che vengono meno sui bilanci.
Inoltre, l’azienda si sarebbe persino permessa il lusso di non partecipare alla gara d’appalto per il Cara di Borgo Mezzanone, dovendo tuttavia effettuare lo stesso servizio con la linea 24 bis, il servizio misto per cittadini ed ospiti del Cara, con costi maggiori.
“Con tutte queste negligenze da parte della società e della proprietà – conclude la FAST – con quale coraggio si vengono a chiedere ancora sacrifici unilaterali ai lavoratori che, in un periodo di tale crisi, vedrebbero decurtati i propri stipendi di cifre ingenti, tra i 300 e i 600 euro a testa?”.
In conclusione, servirebbe un piano di risanamento ed investimenti serio e trasparente, che consenta di avere un parco mezzi adeguato ai carichi di lavoro, per soddisfare sia il Contratto di Servizio che il servizio essenziale di trasporto pubblico per la cittadinanza, oltre che una gestione più attenta per la Sosta Tariffata. Senza investimenti, Ataf è destinata al fallimento.
La FAST invita le altre sigle a condividere in modo unitario tale iniziativa di sciopero che vedrebbe protagonisti tutti i lavoratori e tutti i sindacati, uniti per trovare la giusta soluzione.
Per spiegare meglio le motivazioni di questo sciopero, la FAST indice una conferenza stampa per il prossimo mercoledì 7 settembre alle ore 11, nella propria sede in Piazzale Vittorio Veneto.