Sul futuro del Parco Nazionale del Gargano interviene anche il presidente del WWF di Foggia, Carlo Fierro. “In vista della scadenza del mandato dell’attuale presidente del Parco del Gargano, fissata per il prossimo 15 marzo, aumentano le dichiarazioni di vari soggetti su come dovrebbe essere il futuro dell’area protetta. Sempre con questo intento, sabato 25 febbraio a Manfredonia si riuniranno i sindaci del Gargano per la sottoscrizione di un documento programmatico.
A proposito degli obiettivi che dovrebbe perseguire il nuovo presidente, il WWF Foggia ricorda che per rilanciare il Parco e cambiarne decisamente la gestione basterà riferirsi a quanto già contenuto nel Piano del Parco. L’auspicio è quindi che il documento che concorderanno i sindaci sia basato proprio su esso. Diversamente non è compito degli amministratori indicare una terna di nomi per il nuovo presidente del Parco.
All’inizio di gennaio, ricorda il WWF, ben 13 associazioni ambientaliste nazionali hanno presentato il dossier “Una rinnovata visione per il Parco Nazionale del Gargano” nel quale, facendo un bilancio dell’insoddisfacente stato di salute dell’area protetta e proponendo soluzioni per le diverse emergenze riscontrate, si evidenzia l’importanza fondamentale del Piano del Parco.
In particolare hanno evidenziato gli ambientalisti:”Il Piano del Parco ed il Piano Pluriennale socioeconomico prevedono otto progetti strategici: Biodiversità, Mobilità, Fruizione, Masserie, Cultura e turismo, Ambiente lagunare e fascia costiera, Tremiti, Paesaggio delle tradizioni e dell’innovazione. Questi progetti, dettagliatamente illustrati negli strumenti di pianificazione, mirano a costruire una ‘progettualità’ territoriale assai più vasta di quella direttamente attivabile e controllabile dall’Ente Parco. In questo senso l’azione del Parco e la qualità dei progetti da attivare dovrebbero costituire il lievito con cui far crescere nel territorio una cultura della tutela e della valorizzazione, piuttosto che restare quella di un mero ente di spesa senza una visione complessiva e di ampio respiro. Senza questi strumenti di pianificazione il rapporto del Parco con la ‘progettualità territoriale’ perde valore.”
Per questi e altri motivi le associazioni ambientaliste hanno chiesto un preciso impegno affinché l’iter per l’approvazione del Piano non subisca più ritardi e giunga rapidamente a conclusione e che l’Ente parco tenga comunque conto, nella sua attività di programmazione, di questo fondamentale atto di indirizzo.
Il Piano del Parco è sicuramente per un Parco Nazionale il più importante documento di regolazione dell’area protetta. È uno strumento che dà certezze ai cittadini, alle amministrazioni locali e agli operatori economici i quali hanno a disposizione uno strumento per orientare le proprie attività ed iniziative di sviluppo nel rispetto dei valori ambientali tutelati dal Parco.
Non si tratta solo di un adempimento formale, ma dell’essenza stessa di un’area protetta.
La sua importanza sta non solo nella capacità di tutelare l’area protetta ma ancor più di indicare la strada a tutti gli attori locali per uno sviluppo socioeconomico che sappia valorizzare fino in fondo la ricchezza ambientale, storica, paesaggistica e culturale insita nei suoi territori.
La mancanza del Piano rende il Parco un attore meno utile allo sviluppo locale: l’Ente viene interpretato il più delle volte come competitor politico, se non come esclusivo ruolo di vincolo; difficilmente viene visto dinamico nel rendere realizzabili e sostenibili i finanziamenti europei e i progetti proprio in favore delle reali economie della Comunità del Parco”.