“Sulla nostra amata Foggia sventola solo la bandiera della città, medaglia d’oro al valore civile e militare, con lo stemma foggiano. Tanto ci basta, quella bandiera è il nostro orgoglio. Il sindaco Franco Landella può consegnare se stesso e i suoi accoliti alla Lega di Matteo Salvini, ma non la nostra città. Non in nostro nome, non nel nome delle cittadine e dei cittadini onesti che aspettano dal giorno del suo insediamento parchi restituiti ai ragazzi, strade sicure senza un manto colabrodo, quartieri finalmente illuminati, periferie senza degrado e abbandono, un welfare trasparente e a servizio della comunità, un sistema di raccolta dei rifiuti rispettoso dell’ambiente e del decoro, una cultura che non sia mero spettacolo ad uso e consumo dei soliti noti. Il sindaco di Foggia non ha nessun diritto di porgere la città alla Lega per un suo tornaconto politico, dopo che la candidatura di sua cognata è stata rifiutata da tutta la coalizione, Lega compresa. La città non può essere ostaggio delle logiche familistiche del duo Landella-Di Donna e dei suoi cortigiani”.
È quanto afferma il gruppo consiliare al Comune di Foggia del M5S, composto dai portavoce Giuseppe Fatigato e Giovanni Quarato.
I consiglieri pentastellati continuano: “La città non è del sindaco, né di qualche mestierante della politica a caccia di poltrone e neppure di qualche capo di partito nazionale in cerca di una leadership nel suo schieramento. Foggia è dei foggiani e delle foggiane e merita rispetto, attenzione, cura. Il sindaco aveva chiesto l’utilizzo dell’aula al presidente Leonardo Iaccarino per dare delle comunicazioni importanti alla città, ma non aveva specificato che invece avrebbe tenuto un comizio insieme ad un leader nazionale di partito. Un comizio di cui è stata fatta anche la diretta streaming impegnando il dipendente addetto. Il sindaco è libero di cambiare quante casacche vuole, ma i suoi comizi deve pronunciarli fuori dall’aula consiliare e dalle mura della casa dei cittadini foggiani. Non può usare l’istituzione in maniera privatistica. Per tre mesi Franco Landella si è occupato delle sue vicende familiari, disinteressandosi dei problemi della città in una fase delicatissima della pandemia: che lavori ora o si dimetta. Ma si dimetta davvero e al più presto, senza ulteriori bluff e finte. I cittadini lo ringrazieranno”.