«Parlare di sanità significa discutere innanzitutto di un modello gestionale che sul territorio metta al centro le esigenze dei pazienti e delle comunità. La Puglia e la Capitanata, purtroppo, da 15 anni fanno i conti con modalità organizzative che ai cittadini consegnano soltanto problemi.
Oggi, complice il blocco della attività ambulatoriali determinato dall’emergenza Covid-19, questi limiti esplodono in maniera assolutamente drammatica. In tutta la Capitanata raccolgo quotidianamente le proteste di chi è costretto ad aspettare tempi lunghissimi per un esame diagnostico. E assieme a questo disagio emergono anche le difficoltà del medici di medicina generale nel far fronte alle richieste dei loro pazienti.
La tanto sbandierata riduzione delle liste di attesa semplicemente non esiste. Naturalmente l’accavallarsi delle prenotazioni rimaste congelate durante l’emergenza pandemica e la lentezza ormai strutturale della sanità pugliese non sono responsabilità del personale medico e sanitario e neppure di chi è alla guida delle strutture ospedaliere, a cui diciamo grazie per il difficile e prezioso lavoro svolto quotidianamente.
Questo cortocircuito, scaricato sulla pelle dei cittadini e dei medici di medicina generale che continuano ad essere lasciati da soli in prima linea, come purtroppo avvenuto durante la fase più acuta del Coronavirus, è il frutto avvelenato di una visione politica e di una strategia organizzativa che si confermano totalmente inadeguate.
Alla sanità della Puglia e della Capitanata non bastano i proclami dell’attuale governo regionale. Le nostre comunità hanno diritto ad un cambio di rotta radicale. Soprattutto in una materia così importante e delicata. Il sistema sanitario pugliese e quello della provincia di Foggia vanno ripensati e ricostruiti, con una nuova organizzazione che permetta per davvero la valorizzazione delle immense professionalità che operano sul territorio. Anche per questo a settembre è urgente voltare pagina».