«Ieri la Lega è tornata in piazza, tra la gente. Siamo tornati nel luogo in cui si ascoltano i bisogni delle persone in carne ed ossa e si esprimono le necessità dei cittadini e delle categorie produttive. Abbiamo confermato la vocazione della Lega come forza di popolo.
Nella Festa della Repubblica abbiamo manifestato riscoprendo il significato più autentico della politica, la sua funzione più importante. Lo abbiamo fatto orgogliosi di essere italiani, consapevoli del momento drammatico vissuto dall’Italia e dalla nostra Capitanata.
L’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio imprese, lavoratori, famiglie. Le decisioni del governo si sono rivelate sbagliate ed insufficienti. Ciascuno lo ha sperimentato sulla propria pelle. Partite Iva letteralmente abbandonate, lavoratori privati anche del diritto alla Cassa Integrazione, erogata con ritardi intollerabili, famiglie lasciate da sole nel momento più buio.
Il superamento della gravissima crisi sanitaria, rispetto alla quale nessuno deve abbassare la guardia, apre ora una fase in cui servono risposte e concretezza, non slogan e promesse. Siamo di fronte ad un momento in cui il “sistema Paese” deve rimettersi in moto. Per farlo occorre coraggio, non bastano i pannicelli caldi di questo governo. Non sono sufficienti le trovate propagandistiche sprovviste di senso della realtà.
Ciò di cui abbiamo bisogno è uno shock. Azzerare la burocrazia che frena lo sviluppo, realizzare una seria pace fiscale, assicurare una tutela vera a chi ha pagato il prezzo più alto in termini economici, difendere le nostre ricchezze nazionali da profittatori e speculatori.
In questi mesi la Lega ha combattuto avanzando proposte e soluzioni. Nelle Aule parlamentari il nostro partito ha suggerito indicazioni, con senso di responsabilità e cultura delle istituzioni. Nessuna delle nostre idee è stata presa in considerazione, nonostante i finti appelli alla collaborazione ripetuti sui giornali e in tv da chi guida il Paese. Ci si è mossi con decreti pasticciati annunciati prima di essere firmati, con misure assistenzialiste scritte male e applicate peggio, con slogan privi di contenuto.
L’Italia non può più aspettare. La nostra comunità non può più attendere. Il rischio di un crollo del tessuto produttivo è troppo alto. Ieri abbiamo fatto sentire con forza la nostra voce. Abbiamo immaginato il futuro assieme a chi ogni giorno lavora e produce, con chi vive il dramma della povertà e non ha ricevuto finora né sostegno né protezione. Al fianco del Paese reale, che è profondamente diverso da quello descritto dalle mille task force inutili istituite da questo governo.
È un’esigenza che noi pugliesi, noi cittadini della Capitanata, avvertiamo con ancor maggiore urgenza. Le politiche del governo regionale in questi anni hanno letteralmente dilapidato i nostri punti di forza: dall’agricoltura, con il fallimento del Piano di Sviluppo Rurale, ad una sanità che va ripensata e ricostruita, a partire dall’assistenza territoriale da rafforzare e migliorare. Dobbiamo liberarci di quella demagogia incapace di spendere bene le risorse europee, che non ha difeso il nostro turismo, che non è stata accanto a chi voleva investire, creando occupazione e ricchezza. Dobbiamo dare alla Puglia e alla nostra terra un governo migliore di quello che purtroppo vediamo operare ogni giorno.
La provincia di Foggia ha bisogno di una rappresentanza autorevole, che sappia ascoltare, che sappia farsi portavoce delle necessità e delle istanze di un territorio straordinario. Onestà, competenza, serietà sono le parole d’ordine da trasformare in azioni. Identità e capacità di essere vicini alla nostra gente sono i principi che dobbiamo portare al governo della Puglia. Non una lotta per il potere, ma una battaglia per il futuro. Cancellare una lunga stagione di mortificazioni e fallimenti è un dovere, non un capriccio.
Noi siamo pronti. Come sempre. Siamo pronti ad offrire il nostro impegno e le nostre esperienze, mettendole a disposizione di chi quotidianamente lavora e produce, di chi ama la Puglia e la Capitanata, di chi crede che la nostra sia una terra su cui scommettere.
Siamo già in cammino. Perché per il riscatto della provincia di Foggia non si può restare fermi. Mai».