La manovra proposta dalla Regione Puglia per affrontare la emergenza economica causata dal COVID-19 e propagandata come una misura di forte sostegno per la economia regionale è, a mio avviso, un grande bluff.
Tralascio il ritardo con il quale è stata adottata, quasi a giugno, e ometto, in questa sede, di ricordare nel merito che nulla dice per il settore agricolo e turistico della regione. Ma non posso evitare di gridare, con forza, che questa manovra non apporta un euro nuovo alla Puglia: essa è il frutto di una semplice permutazione di capitoli di fondi comunitari, caratterizzandosi per il fatto di restituire alle aziende ed ai professionisti ciò che già sarebbe stato delle aziende e dei professionisti.
Fondi europei non spesi entro il 2020 che avevano già la destinazione di utilizzo per le stesse categorie di beneficiari. Non un euro nuovo, non una regola di semplificazione regionale, soltanto nuovi nomi e nuovi comunicati stampa.
I 750 milioni infatti sono in parte fondi FESR ed in parte fondi FSE. I 750 milioni già erano dei pugliesi e nulla spostano nelle politiche economiche in atto. Quanto alle regole di utilizzo, esprimo forti perplessità circa il fatto che le risorse saranno assegnate a sportello e cioè a chi “farà prima”, il tutto con i sistemi informatici non idonei e procedure che si trasformeranno in motivo di grandi polemiche soprattutto per il prevedibile alto numero di partecipanti. Trovo assurdo che la Regione non abbia poi evitato duplicazioni di interventi rispetto al Governo nazionale. Sarebbe stato più utile usare le disponibilità con la modalità del fondo perduto in percentuali superiori e non prevedere la restituzione in forma di prestito con annesse rate che in questo momento le aziende non possono sopportare finanziariamente. In sintesi un provvedimento propagandistico, che nulla aggiunge alle risorse disponibili, che stabilisce regole sbagliate e modi di accesso poco trasparenti. Un atto inutile per la Puglia.