Secondo uno scenario Istat la limitazione delle attivita’ produttive fino alla fine di aprile determinerebbe, su base annua, una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%, con una diminuzione del valore aggiunto generato dal sistema produttivo italiano pari all’1,9% (1,5 punti percentuali direttamente connessi agli shock settoriali, 0,4 punti dovuti agli effetti indiretti). Il maggiore contributo alla caduta del valore aggiunto complessivo proverrebbe dalla contrazione delle spese per altri servizi – al netto delle spese turistiche – (-0,9 punti percentuali), mentre il contributo della riduzione delle spese per beni e di spese turistiche sarebbe rispettivamente di -0,7 e -0,4 punti. In termini occupazionali, la caduta del valore aggiunto coinvolgerebbe 385 mila occupati (di cui 46 mila non regolari) per un ammontare di circa 9 miliardi di euro di retribuzioni. Nel secondo scenario ipotizzato dall’Istat, caratterizzato dall’estensione delle misure restrittive anche ai mesi di maggio e giugno, la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%, con una contrazione complessiva del valore aggiunto pari al 4,5% (3,4 punti in conseguenza degli effetti diretti, 1,1 punti dovuti a quelli indiretti). La contrazione della domanda turistica contribuirebbe alla riduzione per 0,9 punti percentuali, quella per altri servizi e quella per beni entrambe per poco meno di 1,8 punti. In questo secondo scenario sarebbero poco meno di 900 mila gli occupati coinvolti, di cui 103 mila non regolari, per un totale di 20,8 miliardi di retribuzioni. L’Istat osserva che i risultati non tengono conto della possibilita’ che alcune spese, relative a beni durevoli, possano essere differite nel tempo dalle famiglie e non totalmente annullate. Cio’ significa che, sotto determinate condizioni, parte della contrazione stimata dei consumi potrebbe essere recuperata una volta terminati i provvedimenti di chiusura.
(ITALPRESS).