Dopo le impietose classifiche pubblicate recentemente dal Sole 24 Ore e quelle
elaborate dall’autorevole studio Cottarelli dell’Università Cattolica di Milano, che
hanno collocato Foggia e la sua provincia agli ultimi posti per qualità della vita e per i
servizi resi ai cittadini, ieri anche il quotidiano economico ItaliaOggi ha reso nota la
sua classifica sulla qualità della vita, che vede la Capitanata precipitata al
quartultimo posto della graduatoria. È vero che esistono divari territoriali, che
condannano quasi tutto il Sud rispetto al Nord, ma anche nell’ambito ristretto del
Sud Italia, Foggia e provincia si mostrano irreversibilmente tra le ultime del Paese, in
materia di prospettive di lavoro, di sicurezza, di tempo libero, di tenore di vita.
Come ha indicato di recente il Rapporto Svimez, esistono in tutto il
Mezzogiorno precondizioni importanti per una crescita basata sul cosiddetto green
new deal, che include il segmento agricolo ed alimentare fino alle imprese biotech;
ma la Provincia di Foggia ancora una volta, per apatia e disimpegno, rischia di
perdere queste occasioni.
Tanti cittadini, in queste ore, sulla mia pagina social ed in privato, hanno
confidato di sentirsi sicuri solo nel chiuso delle loro relazioni amicali o nella confort
zone dell’associazionismo, vera eccellenza della nostra città. Rifuggono la vita
pubblica e l’impegno politico, perché intimoriti dalla violenza e dalla sopraffazione
che si respira ogni giorno; basta ricordare gli ultimi episodi, dalla bomba che ha
scheggiato la vetrata della Cattedrale all’aggressione subita dal consigliere Di Fonso.
Ed in questo contesto di emergenze, per ritornare nell’ambito del capoluogo
che dovrebbe ambire al ruolo di capofila per la promozione dello sviluppo del
territorio, l’amministrazione Landella tarda ancora a presentare in aula e alla città le
sue linee programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da sviluppare. La nostra
città non può essere condannata a morire anche per l’inerzia della politica.
Pippo Cavaliere