Le ragioni della protesta del comparto delle costruzioni hanno solide fondamenta anche a Taranto.
Il 15 marzo a partire dalle 9.30 in Piazza del Popolo a Roma, i sindacati di categoria del settore delle costruzioni, FILLEA CGIL, FENEAL UIL e FILCA CISL, riuniranno in uno sciopero generale tutti i lavoratori italiani della filiera, e in prima istanza porranno l’attenzione sulla necessità di un tavolo per individuare con il Governo una strategia di rilancio del settore.
In quella protesta compariranno le difficili vertenze che a Taranto ancora non trovano soluzione: da quella degli ex dipendenti Cementir, passando per la vicenda Natuzzi, fino al difficile stallo del tavolo CIS e alla perdurante emorragia dell’appalto ex ILVA.
I dati impietosi del settore messi in mostra dai sindacati territoriali fotografano la condizione di conclamata criticità per uno dei settori anticiclici per eccellenza.
Nei 600mila posti di lavoro persi in tutta Italia molti arrivano dal bacino di crisi di Taranto – dicono i sindacati – e non sempre per effetto di una recessione strutturale, ma anche per i fuorvianti effetti del dumping contrattuale.
Dai dati forniti dalla Cassa edile trova conferma il grido di dolore lanciato da FENEAL FILCA FILLEA: dal 2008 al 2018 si è passati da 7541 a 3308 lavoratori, la massa salari passa invece da un valore di 62.235.000,00€ a 32.869.000,00€, le imprese da 1316 a 674.
Un dato su tutti: nel 2008 l’ingresso giornaliero di lavoratori edili nell’appalto ILVA di Taranto era di 1317 unità; nel 2017 l’ingresso medio giornaliero dei lavoratori edili è stato invece di 185 unità.
Una fase di recessione su cui i livelli nazionali del sindacato chiedono immediata operatività da parte del Governo.
Mancano i programmi pluriennali per le infrastrutture, continuiamo a registrare grandi opacità sul piano degli interventi per la messa in sicurezza del territorio e sul piano della rigenerazione urbana – dicono – e sembra concreta l’ipotesi di un ulteriore freno rispetto alla dotazione di una rete di infrastrutture materiali e immateriali del nostro paese.
Lo sciopero generale del 15 marzo arriva all’apice di una stagione di difficoltà che hanno riguardato il rapporto con Governo, a partire dalla critiche mosse da CGIL, CISL e UIL alla manovra finanziaria.
Abbiamo bisogno di riattivare il lavoro – spiegano i sindacati di categoria – e per questo presenteremo al Governo una proposta di rilancio del settore basata su opere e investimenti, qualità del lavoro e delle imprese e un adeguato piano incentivi per garantire casa e servizi per l’abitare.