FARE SCUOLA INSIEME, RIDARE CENTRALITA’ ALLA SCUOLA
La chiusura prolungata delle scuole è una ferita per tutto il paese. Nonostante l’impegno profuso dai docenti con grande senso civico, il ricorso obbligato ed esclusivo alla didattica a distanza si rivela una condizione innaturale, nella quale si accentuano squilibri e disuguaglianze e viene meno la dimensione indispensabile delle relazioni sociali dirette, essenziali e fondative di una comunità educante.
Questa la ragione fondamentale per cui è necessario che la scuola riapra quanto prima le sue porte a milioni di alunne e alunni, di studenti e studentesse: non solo ne hanno diritto, ma ne esprimono un bisogno insopprimibile. Non basta tuttavia riaprire gli edifici, se non si mette la scuola in condizione di svolgere la funzione che la Costituzione le assegna. Non quella di una semplice custodia, ma quella di istruire, educare, formare cittadini liberi e responsabili, in un ambiente democratico.
Se per svolgere efficacemente questi compiti lo stare insieme a scuola è condizione
necessaria, lo è altrettanto lo stare insieme che deve unire scuola e società. Se manca questo legame, viene meno la possibilità di un’interazione tra scuola, famiglia, comunità sociale perché possano agire in termini di corresponsabilità e mutuo supporto.
Sul piano politico, ciò significa porre istruzione e formazione come temi cui assegnare centralità: in questo senso l’emergenza che stiamo vivendo può segnare un momento di accresciuta consapevolezza e di svolta, mettendo in risalto il grande bisogno di educazione e istruzione come condizione per superare le disuguaglianze; elevando le grandi energie che la scuola sa esprimere; trovando soluzione ai disagi e alle difficoltà con cui si misura a causa di annosi ritardi e insufficienze nelle scelte di politica scolastica.
Per la scuola l’esperienza condotta in questi mesi può rivelarsi utile per ripartire non certo con un semplice ritorno ad una condizione precedente, ma per rinnovarsi e crescere facendo tesoro di conoscenze nel frattempo acquisite, affrontando con più consapevolezza ed efficacia strumenti e linguaggi avanzati, promuovendone un uso più critico e consapevole, in funzione di nuovi modelli di sviluppo economico e sociali ecocompatibili. Inoltre, va colta l’opportunità di valorizzare modalità per molti aspetti inedite e diverse di lavorare, di cui si sono sperimentate in modo diffuso praticabilità e livelli di efficacia.
RIAPRIRE IN SICUREZZA
Riaprire le scuole non è operazione semplice in presenza delle regole e dei vincoli imposti dalla necessità di prevenire i rischi di contagio, alla cui scrupolosa osservanza è chiamata una platea vastissima di soggetti, ma che soprattutto richiedono opportune soluzioni organizzative e il supporto di adeguate risorse economiche e professionali. È doveroso garantire la massima tutela della salute al personale scolastico, ad alunne e alunni, alle loro famiglie e di riflesso all’intera collettività. Alla convivenza nei locali scolastici di oltre dieci milioni di persone si aggiunge l’impatto che si produce per l’enorme flusso di movimenti che la frequenza scolastica implica necessariamente. Da qui l’esigenza che la ripresa delle attività sia preparata fin da ora mettendo a punto soluzioni adeguate, tecnicamente ineccepibili ed esteticamente rilevanti con la massima tempestività. Perché abbiano la massima efficacia, oltre agli apporti di elevata competenza di cui avvalersi nella fase di elaborazione serve favorire il massimo coinvolgimento del personale della scuola che può dare un contributo di esperienza e conoscenza e sarà comunque chiamato a darne pratica e concreta attuazione.
CIO’ CHE SERVE SUBITO
Per reggere l’impegno richiesto dal rispetto delle misure anticontagio e dai conseguenti adattamenti di tipo organizzativo, dovendosi comunque prevedere una consistente riduzione degli affollamenti nelle aule, rivedendo profondamente le consuete modalità operative, sarà comunque necessario far leva su una forte sinergia fra scuola, famiglie, territorio, anche attraverso accordi con i livelli istituzionali e convenzioni con enti, associazioni e con gli enti locali per ampliare gli spazi della didattica in presenza anche fuori dai tradizionali edifici scolastici.
Servono ingenti e immediati investimenti sulle strutture e sul personale perché vi siano:
- spazi adeguati e sicuri, anche in termini di presidi sanitari stabili
- potenziamento delle risorse professionali: più docenti per gestire gruppi classe meno affollati, più collaboratori per le accresciute esigenze di pulizia, igiene, vigilanza
- risorse per la formazione di tutto il personale
- stabilità del lavoro per garantire la continuità didattica e un’efficace gestione degli uffici di segreteria
- insegnanti specializzati per agire efficacemente su disabilità e fragilità educativa
- efficace supporto alle innovazioni metodologico-didattiche aggiornando e rinnovando i processi amministrativi e gestionali
Più che negli anni precedenti, si pone l’esigenza di assicurare un ordinato avvio dell’anno scolastico: ciò significa avere al 1° di settembre tutto il personale docente, ATA e dirigente pronto ad assumere servizio in modo certo e stabile. La precarietà del lavoro ha raggiunto nel tempo dimensioni troppo estese, che le difficoltà del momento rendono del tutto insostenibili. Va colta invece l’occasione per valorizzare opportunamente la consistente esperienza professionale maturata nel tempo, che può rivelarsi risorsa preziosa su cui puntare, dando stabilità al lavoro e certezza di risorse alle istituzioni scolastiche. Non è il momento degli arroccamenti e delle dispute ideologiche, è il momento del coraggio, della responsabilità e del buon senso.