Azzerare la mortalità in pazienti emodializzati affetti da Covid-19. Questo è l’obiettivo raggiunto dal Policlinico Riuniti di Foggia dove è stato approntato un reparto ‘dialisi covid’ al primo piano del corpo I per la cura dei soggetti dializzati e trapiantati di rene.
Il tasso di mortalità per questa tipologia di pazienti è estremamente elevato.
È noto che i soggetti infettati da SARS-CoV-2 possono presentare un improvviso deterioramento del quadro respiratorio con evoluzione verso una insufficienza respiratoria acuta che richiede il trasferimento in terapia intensiva e ricorso alla ventilazione forzata. Questo pericolo diventa ancor più frequente con una evoluzione estremamente più rapida nella popolazione dei pazienti emodializzati e trapiantati di rene in quanto immunologicamente compromessi.
Un recente report della Società Italiana di Nefrologia, infatti, ha evidenziato un tasso di mortalità pari al 37% nei pazienti in emodialisi e la situazione in Puglia non differisce attestandosi al 27,8% sui 17 casi registrati.
Al Policlinico Riuniti è stato attivato un percorso dedicato a questi pazienti riutilizzando il primo piano della Clinica Urologica e Centro Trapianti di Rene dove sono stati allestiti, rispettivamente, il reparto “dialisi-Covid” e la Terapia Intensiva-Covid 3.
Nella struttura ospedaliera foggiana erano stati ricoverati 7 pazienti emodializzati tutti già dimessi con risoluzione della polmonite: sono stati trattati con approcci innovativi in corso di pubblicazione su riviste internazionali di medicina, monitorati con biomarcatori laboratoristici e tecniche dialitiche all’avanguardia.
Questo importantissimo risultato è stato ottenuto dall’equipe medico-infermieristica della struttura complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto diretta dal prof. Giovanni Stallone e dall’equipe infermieristica del dipartimento Nefro-Urologico, diretto dal professor Giuseppe Carrieri.
<Abbiamo attivato un percorso “dedicato” per i pazienti emodializzati o portatori di trapianto renale positivi al Covid-19 – illustra il professor Stallone -: l’obiettivo è quello di minimizzare l’esposizione del personale sanitario e degli altri pazienti a potenziali fonti di contagio. La positività viene accertata eseguendo tamponi nasofaringei presso la nostra struttura dopo triage telefonico ed al momento dell’ingresso in dialisi secondo turno programmato. I pazienti “sospetti” vengono
sottoposti all’esecuzione di tampone e, se non sussistono urgenze dialitiche, re-inviati a domicilio in attesa dell’esito; a tampone negativo, il paziente viene reinserito nel turno dialitico “regolare” con successivo monitoraggio della sintomatologia. Se invece l’esito del tampone è positivo, o in caso di urgenza dialitica o di pazienti degenti in pronto soccorso che necessitano di trattamento dialitico, si procede al trasporto, con mezzo dedicato, presso il reparto ‘dialisi-Covid’ nelle vicina.nze della
camera calda della sala operatoria di Urologia ed al ricovero nelle stanze di degenza del reparto. Successivamente si procede a sanificazione degli ambienti e del percorso per ogni paziente che ha avuto accesso al reparto. Rimangono ovviamente valide tutte le precauzioni che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi per malati e personale sanitario: uso di mascherine, detersione delle mani ed utilizzo degli opportuni dpi>.
<Inoltre, sono stati messi in atto protocolli di sicurezza e prevenzione sulla base di disposizioni regionali e ministeriali – aggiunge il prof. Stallone – per evitare contagi del personale sanitario e prevenire la diffusione del virus tra pazienti, organizzando l’ingresso in sala dialisi a piccoli gruppi e rispettando la distanza di sicurezza sociale nelle sale d’attesa, fino alla presa in carico dei pazienti da parte degli operatori sanitari della dialisi>.
<Si tratta di una delle pochissime procedure di questo tipo che hanno permesso risultati egregi in Puglia nelle attività di dialisi – chiosa il direttore generale del Policlinico Riuniti Vitangelo Dattoli -: questo ci permette di guardare con un certo ottimismo alla progettazione di una ‘fase 2’ di riorganizzazione degli spazi del Policlinico che prevede la concentrazione di alcuni reparti essenziali come quello della Nefrodialisi e Trapianto e delle attività ad esso collegate>.