Con riferimento all’ennesimo tentativo di depistare e influenzare negativamente l’opinione pubblica pugliese facendo passare come attività antisindacale il provvedimento aziendale di Universo Salute che ha determinato il licenziamento del signor Massimiliano di Fonso, Universo Salute, nonostante le ampie spiegazioni sull’iter e sulle motivazioni del provvedimento già fornite in ogni sede, si vede costretta a ritornare sull’argomento fornendo ulteriori ed esaustive informazioni sulla vicenda al fine di salvaguardare la propria immagine e quella del proprio Amministratore Delegato da ulteriori tentativi di delegittimazione e denigrazione che, se lasciati incontestati, possono tradursi in un rilevante danno per l’azienda e per gli stessi lavoratori.
Occorre, pertanto, partire dall’inizio della vicenda precisando ai lettori che, nell’azione denigratoria messa in piedi dal signor Di Fonso con il suo comunicato del 26 marzo e seguenti (tra le altre cose mai preceduta da nessuna comunicazione all’azienda, nessuna richiesta chiarimenti , nessuna richiesta di incontro con la direzione), NON E’ RISCONTRABILE ALCUNA ATTIVITA’ SINDACALE.
Mentre nel suo comunicato Di Fonso inequivocabilmente e incontrovertibilmente invocava “Il don Uva va chiuso!!! Bomba infettiva per i Foggiani”, oggi, il signor di Fonso cerca di mitigare la gravità delle sue affermazioni dichiarando alla stampa e ai media che, con quel comunicato, chiedeva semplicemente (a chi?) una temporanea chiusura della struttura al nobile fine di poter effettuare una opportuna sanificazione degli ambienti e riprendere l’attività. Ma non v’è riscontro alcuno di tale affermazione prima della comunicazione del suo licenziamento. Resta invece sulla carta e sui media la traccia del suo assunto originale: il don uva va chiuso perché è una bomba infettiva per i foggiani.
Oggi, alla luce dei brillanti risultati ottenuti da Universo Salute non solo nel contenimento del virus, ma anche nell’expertise di cura che ha permesso la negativizzazione e la guarigione di tante persone, è ancora più chiaro che la fantomatica “bomba infettiva per i foggiani” non è mai esistita, che tutti i presidi di sicurezza necessari erano disponibili, che le sanificazioni venivano regolarmente eseguite, che le misure di sicurezza erano state tempestivamente rese operative e che il don Uva non andava assolutamente chiuso, né per un giorno e tantomeno per sempre. Il comunicato del 26 marzo risulta totalmente costruito sulla menzogna e con un intento tutto da decifrare ma che ben poco sa di tutela dei lavoratori.
Come si fa a riscontrare un’attività sindacale in un comunicato che mira alla chiusura di una azienda mettendo a rischio il posto di lavoro di centinaia di lavoratori? A riprova di ciò, basti pensare che non v’è stato avallo alcuno al comunicato del sindacalista Usppi Di Fonso, che rappresenta solo 53 dipendenti su 407, da parte delle tante altre sigle sindacali presenti al don Uva. E tantomeno vi è stato sostegno da parte dei lavoratori non iscritti ad alcun sindacato. Un caso isolato, veicolato all’improvviso, non condiviso neppure appieno dalla sua base, senza la ricerca di una soluzione ma drasticamente votato esclusivamente alla chiusura dell’azienda. Cui prodest?
Ma andando oltre l’annuncio sulla mancata sicurezza e sulla “bomba infettiva” pericolosa per tutti i foggiani, nello stesso comunicato il signor di Fonso passa con disinvoltura dal problema della prevenzione dal contagio, a parlare di utili aziendali di pura fantasia e ben lontani da quelli reali cercando di far apparire il dottor Telesforo come una persona avida e orribile che avrebbe preferito lucrare utili sacrificando la salute di dipendenti e degenti. A sottolineare la estrema malafede del signor di Fonso nelle sue affermazioni, basti dire che oltre ad aver lanciato un allarme sociale su un pericolo inesistente, oltre ad aver fornito dati falsi sugli utili e sulla cifra che Universo Salute avrebbe versato per l’acquisizione del don Uva, oltre ad aver cercato di far apparire il dottor Telesforo come una persona spregevole, conclude nel modo peggiore, con la più grave delle affermazioni possibile dal punto di vista etico e morale. Si tratta della chiosa finale del comunicato dove di Fonso lancia un monito ai dipendenti: “Tutelate i vostri figli e le vostre famiglie, loro lo hanno fatto per le loro famiglie”. Dimentica di evidenziare, il signor di Fonso, che mentre ben altre bombe venivano fatte scoppiare ai danni delle loro aziende, il dottor Paolo Telesforo e suo genero, l’avvocato Luca Vigilante, costantemente sotto scorta, non sono mancati un solo giorno presso le strutture di Foggia, Bisceglie e Potenza. E non solo per far fronte all’emergenza e guidare con coscienza l’azienda, ma soprattutto per restare al fianco dei lavoratori, correndo i loro stessi rischi. Lavoratori, diretti e indiretti, ai quali vanno rimarcate la stima e il ringraziamento di Universo Salute per la professionalità, l’energia, e l’amore dimostrato per la loro missione anche, e soprattutto, in questo particolare e difficile momento di pandemia.
Detto questo, riteniamo sia chiaro, lampante ed inequivocabile che ogni tentativo di ridimensionare la portata del comunicato del 26 marzo (che ancora una volta si allega) sia una pallottola sparata a salve, capace di far solo rumore e creare allarme ,ma inefficace dal punto di vista dell’alterazione dello status quo.
Per concludere, la chiusura definitiva del don Uva invocata da Di Fonso – a danno non solo della famiglia Telesforo ma anche a danno dei lavoratori e dei ricoverati, soprattutto quelli dell’ex istituto ortofrenico – è frutto di una incomprensibile strategia distruttiva che ora è al vaglio della magistratura foggiana. Strategia ed obiettivi del tutto estranei a qualsiasi logica, e vantata, attività sindacale.
Per tutti questi motivi l’amministrazione di Universo Salute, alla fine del lungo e complesso iter di valutazione, si è pronunciata per la massima sanzione applicabile, ovvero il licenziamento.
Il signor di Fonso, come da suo indiscusso diritto, ha proposto ricorso verso questa decisione e pertanto si attendono gli esiti dello stesso di pari passo con gli esiti della dell’attività avviata della magistratura a seguito di querela penale.