Ufficializzati gli incentivi dell’ateneo a chi aderisce a un’esperienza formativa molto importante soprattutto in questo momento.
La delegata all’Erasmus: «Non dev’essere vissuta come una menomazione, al contrario come la possibilità di confrontarsi con piattaforme su cui studiano alcune tra le università più prestigiose al mondo. Torneremo a viaggiare, nel frattempo non possiamo interrompere l’apprendimento di chi non vuol farsi scoraggiare da quanto accade».
Come tutto l’universo della didattica, dalle scuole dell’infanzia alle accademie, anche la mobilità studentesca si è dovuta reinventare a causa dell’emergenza planetaria da Covid-19. Sospesi sine die tutti gli Erasmus e gli scambi tra docenti e personale tecnico-amministrativo, sono state attivate piattaforme di virtual mobility che sostituiranno – nei fatti ma soprattutto negli effetti – i programmi di formazione all’estero a cui ogni anno accedono milioni di studenti residenti nella Comunità Europea. L’Università di Foggia ha informato i suoi studenti di aver attivato i processi di virtual mobility e di averli resi disponibili sulle piattaforme EDX (www.edx.org), Coursera (www.coursera.org), Miriadax (miriadax.net/cursos), Fun MOOC (www.fun-mooc.fr) e Futur Learn (www.futurelearn.com), le stesse utilizzate dalle più grandi università al mondo (solo per citarne alcune Harvard e Stanford, entrambe negli Stati Uniti d’America): questo per rendere più avvincenti i “viaggi da fermo” a cui, purtroppo, siamo tutti costretti dal distanziamento sociale divenuto obbligatorio per legge. «Chi conosce il carico di esperienza umana che questi scambi portano con sé, sa perfettamente che non sarà mai la stessa cosa – dichiara la delegata del rettore all’Erasmus, Chiara Porro –, ma al tempo stesso dico che si tratta di un’importante occasione di crescita e confronto. In particolare un’occasione di confronto con accademie di grande prestigio, come quelle che attraverso le stesse piattaforme utilizzate dall’Università di Foggia stanno cercando di soddisfare la sete di conoscenza dei loro studenti. Non va vissuta come una menomazione, al contrario come la possibilità di conoscere le modalità di studio di alcune delle università più prestigiose al mondo. Torneremo a viaggiare, spero proprio il prima possibile. Nel frattempo, però, non possiamo interrompere le necessità di apprendimento di chi non vuol farsi scoraggiare da quanto sta accadendo. Soprattutto in circostanze come questa, le università devono saper interpretare la speranza e il coraggio». Per incentivare gli studenti che intendono sperimentare la virtual mobility, l’Università di Foggia riconoscerà 2 CFU per ciascun corso di apprendimento on line (MOOC, acronimo di Massive Open Online Courses) in lingua straniera fruito dai suoi iscritti. Questi crediti, fino a un massimo di 4 CFU, dovranno essere utilizzati nelle discipline scelte dallo studente e previste dal piano di studio del corso di afferenza. «Una conquista importante, che ci stimola a guardare al di là dei confini nazionali – aggiunge il presidente del Consiglio degli Studenti dell’Università di Foggia, Antonio Pellicano –. Abbiamo condiviso da subito questo progetto, da cui traspare chiaramente la volontà dell’ateneo di reinventarsi e, allo stesso tempo, di fornire quelle conoscenze e quelle competenze, in lingua straniera, che un domani serviranno a noi studenti nel mondo del lavoro. Ancora una volta, nonostante il delicato periodo che stiamo affrontando, sono certo che l’intera comunità studentesca risponderà presente, accogliendo con entusiasmo quella che sarà anche una bella sfida per il futuro». Gli studenti iscritti a corsi che prevedono insegnamenti opzionali per esaurire i crediti a libera scelta, potranno colmare i CFU previsti per l’insegnamento opzionale seguendo più corsi MOOC, fermo restando il limite massimo di 4 CFU conseguibili attraverso la virtual mobility. «Questo tipo di mobilità va senza dubbio incoraggiata – conclude Chiara Porro – perché consente a molti studenti di vivere un’esperienza internazionale rimanendo a casa, offrendo una possibilità anche a chi, per ragioni socio-economiche, non avrebbe potuto sfruttarla».