Le stime di Confcommercio indicano una riduzione tendenziale del PIL del 3,5% nel primo quarto del 2020 e del 13% nel mese di aprile. “I provvedimenti delle autorita’ nazionali e internazionali non possono modificare il profilo delle perdite di prodotto – sottolinea l’associazione di categoria -. Possono, pero’, mitigare notevolmente le perdite di reddito disponibile connesse alla riduzione dell’attivita’, trasformandole in larga misura in deficit pubblico e quindi debito sovrano. La strada prevalente in Italia e’ la riduzione degli impatti della crisi attraverso la concessione di abbondante liquidita’ a costi molto esigui. Sarebbe opportuno affiancare a questi provvedimenti una serie di indennizzi proporzionali alle perdite (al netto delle imposte potenzialmente dovute) subite dagli imprenditori e dai lavoratori. Senza lo strumento dei ‘trasferimenti a fondo perduto’ si corre il rischio che l’eccezionale liquidita’ non sara’ realmente domandata, almeno dai soggetti piu’ deboli, lasciando ferite permanenti nel tessuto produttivo e rendendo meno vivace la ripartenza. Il tema della ripresa quando l’Italia riaprira’ e’ denso di incognite. Infatti, al termine dello scorso anno, non erano stati ancora recuperati i livelli di reddito disponibile e consumi – in termini reali – sperimentati nel 2007: le perdite ammontavano ancora rispettivamente a 1.700 e 800 euro per abitante. Insomma, detto senza giri di parole, oggi e’ necessario evitare che, dopo il coronavirus, la ricostruzione dei livelli di benessere economico, gia’ depressi, del 2019, duri troppi anni”.
(ITALPRESS).