Da oltre sei mesi si aspetta la nomina del Presidente del Parco del Gargano. Preso atto di questo stallo, considerata la necessità per l’area protetta di avere al più presto una nuova guida, è il momento, evidenzia il WWF Foggia, di fare ulteriori approfondite riflessioni sulla questione.
Fra le principali funzioni di un Parco vi è ovviamente quella della difesa e della conservazione del territorio, intervenendo proprio quando i singoli comuni, per inerzia o convenienze elettorali o per una concezione becera e miope del turismo, non ne arrestano la distruzione.
In questo contesto appare inopportuna la presentazione da parte dei sindaci garganici di una terna di aspiranti presidenti presentata al Ministro dell’ambiente e al Presidente della Regione Puglia che devono concertare la designazione. Si tratta, infatti, di una procedura che non è contemplata dalla normativa.
A questa incongruenza si aggiunge la constatazione che nel frattempo, per le intervenute elezioni, sono cambiate le amministrazioni di sei comuni del Gargano e quindi la terna proposta non rappresenta neppure la reale volontà dei sindaci del Gargano.
Entrando comunque nel merito, tra i nomi indicati vi sono Stefano Pecorella che ha guidato l’ente negli ultimi sette anni e l’avvocato penalista Giovanni Maggiano.
È evidente, rileva il WWF, che con Pecorella si rischia di perpetuare lo status quo mentre per l’area protetta occorre un radicale cambio di rotta rispetto alla passata gestione. Già a gennaio scorso dodici associazioni ambientaliste, con il documento “Una rinnovata visione per il Parco Nazionale del Gargano”, avevano evidenziato le carenze e le problematiche che si trascinano da anni: dai centri visita chiusi o affidati esclusivamente alla buona volontà di qualche associazione, ai sentieri escursionistici abbandonati e senza segnaletica; dall’abusivismo edilizio dilagante, ai furti di legname nei boschi demaniali; dal bracconaggio, alla mancanza di organici progetti di conservazione e valorizzazione delle risorse naturali.
Per quanto riguarda poi la necessità primaria di reprimere l’abusivismo edilizio, la Legge quadro 394/91 sulle aree protette stabilisce che il legale rappresentante dell’area protetta in caso di attività non autorizzate dispone l’immediata sospensione dell’attività ed ordina la riduzione in ripristino a spese del trasgressore, potendo avvalersi per la demolizione delle strutture tecnico-operative del Ministero della difesa. L’ordine di ripristino è uno strumento che il legislatore volle mettere nelle mani dei legali rappresentanti dei Parchi per sostituirsi alle inerzie ed inadempienze degli enti locali. Questo formidabile strumento, è rimasto, per quello che è noto, purtroppo del tutto inutilizzato dall’ex Presidente Pecorella.
Per quanto riguarda l’avvocato penalista Giovanni Maggiano, evidenzia il WWF, vi è il rischio che la nomina a Presidente del Parco del Gargano potrebbe determinare un conflitto d’interesse con la sua professione. L’avvocato, infatti, potrebbe trovarsi a difendere soggetti accusati di abusivismo o di altri reati contro i quali l’Ente Parco potrebbe essere chiamato ad intervenire.
A questo proposito significativo può essere l’esempio della costruzione Roccamare di Rodi Garganico. Si tratta di un edificio edificato a grezzo in area ad alto valore paesaggistico e panoramico, a meno di 50 metri di distanza dal mare.
Oltre ad essere un ulteriore grave schiaffo all’ambiente e al paesaggio, la costruzione sorge in zona sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico e di salvaguardia costa totalmente inedificabile, perimetrata, nel Programma di Fabbricazione di Rodi, come “Zona Franosa I”. Franosità che trova una incontestabile conferma nella classificazione PG3 (massima pericolosità di frana) ed R4 (rischio frana molto elevato) attribuita dall’Autorità di Bacino della Puglia alla zona di Rodi al cui centro viene a trovarsi la costruzione Roccamare.
Allo stato attuale la concessione edilizia, rilasciata nel ’97 alla Società Roccamare, risulta annullata con provvedimento amministrativo della Provincia di Foggia a cui il Comune di Rodi si è allineato con una ordinanza di demolizione. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia ha respinto in toto i ricorsi contro tali provvedimenti proposti dalla società Roccamare. Come ultimo atto di questa inquietante storia, che dura da ben 16 anni, si aspetta la sentenza del Consiglio di Stato al quale successivamente ha fatto ricorso la Roccamare.
Il WWF pertanto si chiede, qualora il Consiglio di Stato confermasse la demolizione della costruzione e l’avvocato Maggiano fosse nominato nel frattempo Presidente del Parco, non si verrebbe a creare una situazione di conflitto di interesse, considerato che lo stesso Maggiano, nella sua veste professionale, è stato proprio il difensore, nel giudizio penale, dei titolari della società Roccamare? Ovviamente la domanda rimarrebbe sostanzialmente la stessa per eventuali situazioni analoghe.