Il quadro criminale della provincia di Foggia – dal capoluogo dauno al Gargano, passando per alto e basso Tavoliere – si presenta complesso ed instabile, caratterizzandosi per la notevole frammentazione dei gruppi criminali. E’ allarmante quanto emerge dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa antimafia. L’assenza, poi, di un organo decisionale condiviso e di una unitarietà di azione potrebbero essere alla base dei precari equilibri all’interno delle singole organizzazioni, precisa la DIA.
Va in primo luogo segnalata la diffusa possibilità, per i clan, di attingere alle giovani leve, reclutate con ruoli marginali ma pur sempre funzionali alle attività illecite, come ad esempio la custodia di droga ed armi. A ciò – si legge ancora nella relazione – si aggiunga un contesto ambientale omertoso e violento (determinato anche dalla matrice di familiarità che contraddistingue gran parte dei clan, in particolar modo quelli dell’area del Gargano), con una sempre maggiore commistione tra criminalità comune e organizzata.
Anche per il periodo in esame si è registrato un forte interesse dei gruppi dell’area per il mercato degli stupefacenti, come dimostra il consistente numero di piantagioni di cannabis scoperte, in particolar modo nell’area del basso ed alto Tavoliere.
Foggia:
A Foggia lo scenario criminale continua ad essere segnato dalla faida tra la consorteria dei Sinesi-Francavilla e quella dei Moretti-Pellegrino-Lanza. È in questo contesto che si inscrive il tentato omicidio avvenuto in città il 6 settembre scorso, quando rimase ferito il boss della famiglia Sinesi. L’agguato – che segna la fine dello stallo registrato nel corso dell’ennesima guerra di mafia consumatasi nel capoluogo tra settembre 2015 e gennaio 2016 – va letto non solo come l’ennesimo episodio di sangue della citata faida, ma anche come un’azione criminale che, se avesse avuto un epilogo infausto, avrebbe stravolto gli attuali assetti e gerarchie dell’intera società foggiana. Altri gravi episodi di sangue sono il duplice agguato avvenuto il pomeriggio del 29 ottobre 2016, nel corso del quale è rimasto ucciso un giovane pregiudicato e ferito un altro, entrambi legati al boss Lanza, esponente di vertice del clan Moretti-Pellegrino-Lanza. A questi si aggiungono il ferimento, avvenuto il successivo 28 dicembre, di un altro pregiudicato, collegato al gruppo Sinesi-Francavilla. Un’importante risposta a questa escalation di violenza è stata data il successivo 31 dicembre, con l’esecuzione del fermo di indiziato di delitto nei confronti di un noto pregiudicato di San Marco in Lamis, legato al clan Sinesi-Francavilla. in quanto ritenuto uno degli esecutori materiali dell’agguato mafioso del 29 ottobre, cui è stato prima fatto cenno. Sul piano generale, la criminalità foggiana, oltre a prediligere il racket delle estorsioni con particolare attenzione al settore edile, continua ad essere attiva nelle rapine e nel settore degli stupefacenti, contesto in cui interagisce anche con altre realtà criminali della provincia (sanseverese, garganica e cerignolana).
Gargano:
Lo scenario nel territorio garganico rimane ancora molto instabile anche se si starebbe consolidando l’asse criminale Monte Sant’Angelo- Mattinata-Manfredonia. Per quanto attiene al mercato degli stupefacenti, la città di Vieste si conferma raccordo nevralgico per i comuni limitrofi di Vico del Gargano, Peschici e Rodi Garganico. In uno scenario così complesso, le attività illecite più remunerative continuano ad essere il traffico di sostanze stupefacenti, le estorsioni (anche mediante l’imposizione di servizi) ed i reati di natura predatoria, in particolar modo le rapine ai tir ed ai portavalori.
Tavoliere:
Nel settore degli stupefacenti, la città di San Severo si conferma crocevia per l’approvvigionamento nell’area dell’alto Tavoliere. Allo stesso tempo, il rinvenimento di 50 chilogrammi di marijuana abbandonati sulla spiaggia di Lesina, fa ragionevolmente ritenere che le coste dell’alto Tavoliere continuino ad essere interessate da sbarchi di droga. Altra criticità nel citato territorio potrebbe derivare dall’ingerenza della criminalità sanseverese nei comuni di Torremaggiore, Poggio Imperiale, Apricena e Sannicandro Garganico.
Nel basso Tavoliere, la realtà criminale più strutturata e solida si conferma quella di Cerignola, i cui punti di forza vanno ricercati nel radicamento sul territorio, nella capacità di diversificare le attività illecite da cui attingere risorse finanziarie e dal consistente numero di affiliati. Nel settore degli stupefacenti, la criminalità cerignolese si conferma tra le più dinamiche della Regione, anche grazie alla capacità di disporre di molteplici canali di approvvigionamento, sia nazionali che esteri. Non appaiono, inoltre, trascurabili le rapine agli autoarticolati e gli assalti ai bancomat e portavalori, commessi anche fuori Regione e spesso attuati con tecniche militari. Un ulteriore ambito di interesse della locale criminalità è quello degli illeciti ambientali. Anche su questo fronte, l’azione di contrasto della D.I.A. di Bari è stata particolarmente incisiva, tanto da arrivare, nel mese di ottobre, al sequestro del patrimonio, per un valore di 5,3 milioni di euro, nei confronti di un soggetto resosi responsabile, tra l’altro, di reati attinenti allo smaltimento illecito di rifiuti e già condannato per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia ambientale. Il provvedimento è stato integrato, nel mese di dicembre, con l’ulteriore sequestro di cinque mezzi agricoli, del valore complessivo di oltre 200 mila euro.