A soli due anni dall’entrata in vigore della legge sugli ecoreati, diminuiscono gli illeciti ambientali e il fatturato dell’ecomafia scende a 13 miliardi di euro. Un trend positivo, che lascia ben sperare. I reati ambientali accertati dalle Forze dell’Ordine e dalla Capitaneria di Porto sono passati da 27.745 nel 2015 a 25.889 nel 2016, con una flessione del 7%. Per dirla in altro modo, si tratta di 71 al giorno, circa 3 ogni ora. Cresce, invece, il numero delle persone arrestate, denunciate e dei beni sequestrati, a testimoniare una sempre maggiore efficacia dell’azione investigativa e repressiva.
Nonostante il trend positivo che indica una inversione di tendenza rispetto agli anni passati, sono ancora tanti i problemi da affrontare: il fenomeno della corruzione che continua a dilagare in tutta la Penisola, la questione dell’abusivismo edilizio con 17mila nuovi immobili abusivi nel 2016, il ciclo illegale dei rifiuti in crescita e l’attenzione della criminalità sull’agroalimentare. Diminuiscono, invece, i reati contro gli animali e i furti di opere d’arte sul fronte delle archeomafie.
Sono questi in sintesi i numeri nazionali che emergono da Ecomafia 2017 di Legambiente, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente, presentato ieri a Roma e oggi a Bari nel corso di una conferenza stampa, da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Renato Nitti, Sostituto Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, del Gen B. Giovanni Cataldo, Comandante Legione Carabinieri Puglia, del Col. Giovanni Misceo, Comandante Gruppo Carabinieri Forestale di Bari e del Col. Antonello Maggiore, Comandante R.O.A.N. Guardia di Finanza Regione Puglia.
«Nel Rapporto Ecomafia 2017, la Puglia conquista il terzo posto della classifica delle illegalità ambientali in Italia, con 2.339 infrazioni accertate, mentre è prima per numero di persone arrestate, ben 35. La nostra regione, inoltre, sale sul podio per l’abusivismo edilizio, per i reati contro la fauna e per quelli nel ciclo dei rifiuti. I numeri pugliesi di Ecomafia 2017 sono il frutto del capillare lavoro di controllo del territorio e contrasto alle illegalità ambientali svolto in tutta la regione dalle Forze dell’Ordine e dalla magistratura che, ormai da due anni, possono contare sulla legge sugli ecoreati contro chi pensa di lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio» dichiaraFrancesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.
Nella classifica generale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2016, la Puglia sale al terzo posto con 2.339 infrazioni accertate, il 9,2% sul totale nazionale, 745 sequestri effettuati e 2.269 persone denunciate, mentre è la prima regione per numero di arresti con 35 persone.
Nel 2016, in Puglia, grazie alla Legge 68/2015 sugli ecoreati, le forze di polizia hanno contestato 35 infrazioni, effettuato 10 sequestri, denunciando 87 persone earrestandone ben 14.
A tal proposito, l’Operazione Poseydon, condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Capitaneria di Porto di Taranto, rappresenta l’indagine più importante che ha portato all’arresto di 14 persone per i nuovi delitti di inquinamento e di disastro ambientale, oltre che per illegale fabbricazione e detenzione di ordigni e sostanze esplosive. L’indagine ha avuto come teatro il Golfo di Taranto, preso d’assalto da una banda di pescatori di frodo che, per razziare il più possibile i fondali, avevano scelto come strumenti di pesca gli esplosivi e i residuati bellici della seconda guerra mondiale. Le esplosioni avevano così trasformato il golfo in un campo di battaglia ai danni della biodiversità marina.
Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia sale al secondo posto, con 644 infrazioni accertate, l’11,3% sul totale nazionale, 760 persone denunciate e 294 sequestri effettuati, ed è la prima regione per numero di arresti, ben 42. Mentre, nella classifica provinciale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti nel 2016, a livello nazionale, Bari e Foggia si piazzano rispettivamente al quarto e quinto posto con 165 e 146 infrazioni accertate.
Nel corso dell’anno 2016, gli uomini della Guardia di Finanza del Comando Regionale Puglia hanno sequestrato oltre 15.000 tonnellate di rifiuti industriali, 13 discariche abusive e constatato un’evasione dell’ecotassa per un ammontare complessivo pari a euro 9.500.000.
Sul fronte dei trafficanti di rifiuti, dal 2002 al giugno 2017, nella nostra regione, ci sono state 60 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, circa il17,3% delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Inchieste che hanno portato a 176 ordinanze di custodia cautelare, 420 persone denunciate, e hanno coinvolto 72 aziende con oltre 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate. Passando alle cronache giudiziarie, una delle operazioni più recenti, “In Daunia venenum”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotta dagli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, ha portato a 19 ordinanze di custodia cautelare e al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro. La capillare attività investigativa ha fatto emergere un traffico di rifiuti che si è sviluppato lungo la direttrice Napoli-Foggia ed in particolare l’esistenza di una organizzazione criminale che ha sversato illecitamente una ingente quantità di rifiuti (circa 100mila tonnellate) nell’agro di Manfredonia e di altre zone della provincia dauna.
Inoltre, e non è certo una novità, la Puglia rimane la base logistica, la porta d’ingresso o d’uscita, per i traffici internazionali di rifiuti. Si tratta di rifiuti costituiti principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed elettronici, carta, cartone e vetro che i trafficanti immettono nei circuiti illegali del riciclo. Proprio presso il Porto di Bari, i Carabinieri Forestali, congiuntamente agli uomini dell’Ufficio delle Dogane e della Guardia di Finanza di Bari, hanno sequestrato, lo scorso dicembre, un container contenente rifiuti destinati alla Cina, diversamente dichiarati in bolletta doganale, configurandosi così come traffico illecito transfrontaliero di rifiuti.
Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia si piazza al secondo posto con 445 infrazioni accertate, il 10,1% sul totale nazionale, 597 persone denunciate e216 sequestri effettuati. Nella classifica provinciale dell’illegalità nel ciclo del cemento nel 2016 all’ottavo posto vi è Foggia con 109 infrazioni accertate. È proprio sulla costa che si materializzano i peggiori ecomostri e i peggiori abusi. Villette, piscine, lidi, ristoranti, campeggi, resort, spesso costruiti direttamente sulla sabbia. Quest’anno ilrecord per il costruito lungomare spetta alla Puglia e alla Sicilia, con oltre 700 manufatti per chilometro quadrato. Nonostante ciò, nella nostra regione, gli interventi di abbattimento continuano ad essere pochi e sporadici, frutto della sola iniziativa delle Procure.
L’illegalità nel comparto agroalimentare continua a confermarsi come una delle peggiori zavorre dell’Italia, che danneggia uno dei vanti del nostro Paese nel mondo. Diversele operazioni portate a termine dai militari del Comando Regionale Carabinieri Forestale Puglia, volte a garantire la sicurezza agroalimentare e a tutelare i consumatori da frodi e contraffazioni. Tra queste, l’operazione “Our milk?”, che ha portato i Carabinieri a sequestrare oltre 1.500 Kg di prodotti caseari perché privi del sistema di tracciabilità inerente l’origine del latte utilizzato. In particolare, sono stati sequestrati formaggi che riportavano in etichetta la dicitura “con latte fresco Italiano” ma che in realtà erano realizzati con le cagliate industriali, e mozzarelle etichettate “con latte della Murgia Barese” prodotte invece con latte proveniente dall’Ungheria. Un’altra importante operazione ha portato i Carabinieri Forestali, su delega della Procura della Repubblica di Trani, ad indagare sulla presenza di contaminanti nei prodotti alimentari destinati alla prima infanzia, in particolare metalli pesanti e micotossine nel pane, nella pasta e nelle merende. A conclusione delle indagini, durate due anni, i militari hanno denunciato 14 imprenditori, pugliesi e del centro-nord Italia, per frode nell’esercizio del commercio e somministrazione di sostanze alterate, e sequestrato 10mila quintali di semola ricavata da grano non italiano.
Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo), la Puglia sale al terzo posto con 612 infrazioni accertate (il 10,3% sul totale nazionale), 628 persone denunciate e 149 sequestri effettuati. Nella classifica provinciale dell’illegalità nella fauna nel 2016, a livello nazionale, Bari si piazza all’ottavo posto con 179 infrazioni accertate.
La corruzione è sicuramente il peggior nemico dell’ambiente. Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata. Dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2017, in Puglia ci sono state 23 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 106 persone arrestate, 254 denunciate e 35 sequestri effettuati.
Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, scende all’11° posto con 17 furti di opere d’arte. Nel territorio pugliese continua lo scavo clandestino ad opera dei tombaroli, un’attività illecita intorno alla quale ruotano enormi interessi economici e sulla quale sono efficacemente intervenuti i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari che, nel corso di numerose indagini, hanno recuperato oltre 450 reperti archeologici, rarissime maioliche medievali, preziose pergamene, un prezioso dipinto risalente al 1400, per un valore che supera i 500mila euro. Mentre sono state 11 le persone deferite all’Autorità Giudiziaria per scavo clandestino.
«Per contrastare le illegalità ambientali – conclude Tarantini – è fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all’appello, a partire da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono anche norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie, l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni e, sul fronte dei controlli, occorre dare gambe forti alle Agenzie regionali di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del Ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei Ministri».