Secondo alcuni il movente sarebbe riconducibile ai loro rapporti con il clan Di Summa (una delle vittime Antonio Ferrelli è imparentato con Nicola e Vincenzo Ferrelli, coinvolti in un blitz antidroga tra Poggio Imperiale e Apricena nel 2013 dove furono arrestati anche i fratelli Salvatore e Massimo Di Summa, titolari della ditta. Secondo altre fonti potrebbe trattarsi di un regolamento di conti interno, dovuto a vecchie ruggini, affari andati in fumo, sgarri inattesi, interessi su cui piazzare una lente e aprire nuovi scenari finora tenuti sotto la cenere a covare rancore. Di certo la morte del 43enne Antonio Ferrelli e quella del 54enne Antonio Petrella non può prescindere dai loro precedenti per traffico di droga, in un contesto malavitoso che riapre scenari apocalittici a nord di Foggia. I due sono stati barbaramente assassinati in pieno giorno di martedì, a San Nazario, zona industriale nelle campagne di Apricena da un commando militare che in genere si sposta solo per effettuare esecuzioni esemplari, sul modello delle grandi mafie sudamericane: kalashnikov, fucili, pistole, potentissime motociclette, caschi integrali, insomma una missione a tutti gli effetti da portare a termine. Ma da chi, per conto di chi e soprattutto perchè sarà adesso la Dda a stabilirlo, che diventa titolare dell’inchiesta per competenza.
Lo schema è quello classico: due motociclette che affiancano un Doblò bianco, il primo colpo al guidatore, il furgoncino che sbanda, si piazza contro un palo, il commando che in quindici secondi esplode una gragnuola di proiettili che toglie di mezzo due personaggi di medio lignaggio criminale, ma che con questo balzo prepotente nella fredda cronaca giudiziaria foggiana entrano di diritto in un’inchiesta più ampia. Il tema ora sono le tensioni che si vivono nell’alto Tavoliere (il preoccupante triangolo Lucera-San Severo-Poggio), storicamente luogo di melting pot criminali tra foggiani, mafia garganica, camorra napoletana e criminalità straniera (albanesi e rom) sullo smistamento di grandi partite di droga (hascisc, cocaina e soprattutto eroina). Dunque le piste sono infinite. E’ il secondo fatto di sangue a distanza di pochi giorni dopo l’omicidio di Matteo Sponsiello avvenuto a Foggia nei giorni scorsi in periferia. In corso ancora interrogatori e esami dello stube. Segnali molto allarmanti.