Giravano armati e gestivano un consistente business legato al traffico di cocaina. La tratta prescelta da Franco Notarangelo, detto “Natale”, 52 anni, e il 35enne Potito Diglio, detto “patanaro” era quella classica tra Cerignola e Mattinata (a/r), battuta da decine di corrieri. “Patanaro” era il fornitore, “Natale” si occupava della distribuzione sul posto. Una coppia ben rodata, al punto che hanno suscitato anche l’interesse dei carabinieri, che li hanno messi sotto osservazione e nel giro di otto mesi li hanno pure arrestati per l’accusa di concorso in detenzione ai fini di spaccio di cocaina (a Notarangelo è stata contestata anche la detenzione illegale di armi comuni da sparo).
Notarangelo fa parte in pianta stabile del sodalizio criminale dei “Romito”, coinvolti nell’operazione “Ariete”, che aveva portato in carcere diversi mattinatesi. Notarangelo, infatti, ha precedenti specifici per detenzione di armi, estorsioni e stupefacenti
Lo start up delle indagini risalgono al 30 agosto scorso quando, nell’ambito di un normale servizio di controllo del territorio, i Carabinieri di Manfredonia avevano arrestato in flagranza il cerignolano Giuseppe Detto, già noto alle Forze dell’ordine, sorpreso in auto con oltre 50 grammi di cocaina pura.
Nell’occasione, lungo il tratto di Mattinata della SS89, una pattuglia aveva notato un’auto, alla cui guida avrebbe poi trovato il cerignolano, procedere a velocità elevatissima verso il centro garganico. Una circostanza che aveva insospettito i militari, anche solo per l’elevata velocità con cui l’uomo procedeva lungo una strada anche molto pericolosa. Inseguito a distanza dai carabinieri, Detto – non visto – si era poi infilato in un’area di servizio, entrando in un vano retrostante. I militari, a questo punto, avevano deciso di procedere alla contestazione delle infrazioni commesse, e quindi, raggiunto e bloccato quello che poteva apparire come un “semplice” pirata della strada, erano rimasti colpiti dall’atteggiamento nervoso e ostile del cerignolano: dopo la perquisizione gli agenti infatti hanno trovato il carico di droga nascosta nelle cavità dietro al cruscotto.
Giuseppe Detto, dai terminali, è stato identificato come uno dei corrieri incaricati da Notarangelo e Diglio del trasporto dello stupefacente da Cerignola a Mattinata, per poi delineare e completare il quadro del traffico organizzato dai due, che erano tranquillamente in grado di procurare a Cerignola la “coca” sufficiente a soddisfare la richiesta locale, e la cui unica preoccupazione era ormai quella di eludere le possibili indagini attivate per il recupero effettuato.
Significativi a tal riguardo alcuni stralci delle intercettazioni, nelle quali Notarangelo chiedeva al cerignolano “50 bottiglioni di vino bianco. Però quello buono Potito, altrimenti non se lo prendono… quello buono!”, ovviamente riferendosi alla cocaina come quella sequestrata al corriere. Non solo, ma i due si si sono accordati anche successivamente per suddividere in parti eguali il danno economico del mancato guadagno provocato dai Carabinieri, destinato comunque a essere recuperato grazie alla prosecuzione dei loro affari. E infatti, in una nuova richiesta, Notarangelo pretendeva che la sostanza fosse “a scaglie, a pietre… altrimenti non è di gradimento!”.
Le indagini hanno permesso di provare che Notarangelo possedeva, tenendole nascoste sotto delle sterpaglie all’interno del podere del padre, una pistola calibro 7.65 e un’altra di fabbricazione rumena, non rinvenute in quanto andate distrutte a seguito di un incendio.
Infatti, nel corso di una telefonata con il padre, che lo aveva chiamato preoccupato per alcune inspiegabili esplosioni che sentiva dopo aver dato fuoco alle sterpaglie nel ripulire il giardino, e sotto le quali “Natale”, evidentemente all’insaputa del genitore, aveva nascosto le pistole, lo avverte “vedi ancora vanno all’aria e te li prendi in faccia”,riferito ai colpi che esplodevano dalle armi a causa del fuoco, per poi dire, sconsolato, a qualcun altro “mi ha bruciato due pistole …”.