C’è tanto sentimento in questa notte di inizio primavera. Alle 21.14 calano le luci al Giordano per una notte che, sappiamo già, sarà indimenticabile.
C’è il velo drammatico, il sottofondo poetico e il coinvolgimento passionale. Sul palcoscenico.
In platea, tra i palchi e il loggione, la percezione di avvertire il fantasma di Umberto Giordano lascia sulla pelle una sensazione indescrivibile. ‘Disturbato’ più volte nell’ultimo periodo, il maestro – nato a Foggia nel 1867 – non potrà che sentirsi soddisfatto questa sera: la scelta di aprire i festeggiamenti in suo onore, per i 150 anni dalla sua nascita, con l’Andrea Chenier, l’opera più popolare del compositore foggiano, rende ancor più sensibile il sentimento di devozione che la città gli riconosce.
Non dobbiamo impegnarci troppo nell’immaginare il successo travolgente che il dramma di ambiente storico in quattro quadri su libretto di Luigi Illica segnò quando per la prima volta fu rappresentato. Era il 1896, a Milano, nel prestigioso Teatro La Scala.
Oggi, a distanza di 121 anni, l’Andrea Chenier suggerisce ancora, con la stessa intensità, al cuore sentimenti positivi, tra gusto e impeto rivoluzionario romantico. Ed omaggia i valori più importanti dell’umanità: fratellanza e amore.
E’ un’opera lirica ispirata alla vita del poeta francese André Chénier (1762-1794) all’epoca della Rivoluzione francese. Ed è proprio questo tema a far scattare la molla degli episodi passionali. Perché, è noto, come l’elemento motore delle opere veriste è la sensualità, e l’Andrea Chenier, come ha spiegato il regista Alberto Paloscia, “segna una delle tappe più alte del verismo in musica”.
È il 1789: durante una festa in un sontuoso giardino d’inverno a Parigi, Andrea Chenier (il tenore Stefano La Colla), poeta che scandalizza l’aristocrazia con le sue idee innovatrici, si innamora della aristocratica Maddalena, interpretata dalla soprano Cristina Piperno. Cinque anni dopo, Maddalena ha perso tutto, Parigi è una città consumata dal sospetto e dalla paura e il poeta viene condannato a morte da Gérard, suo rivale in amore.
“Amor, amor, infinito”, cantano Chenier e Maddalena nel quadro quarto, è il noto duetto ‘Vicino a te s’acqueta’. Promesse d’amore, un amore oltre la morte. Il tenore Stefano La Colla e la soprano Cristina Piperno raccolgono un caloroso, lungo, applauso. Altrettanto memorabile – anche nei cuori più giovani – resterà l’intensità della voce di Maddalena di Coigny che canta l’aria più celebre del melodramma, “La mamma morta”, resa celebre anche dal film Philadelphia, di Demme, pluripremiato agli Oscar, con Tom Hanks, interpretata da Maria Callas. Il finale – un fragoroso e prolungato tributo – vede trionfare la rappresentazione nel suo insieme. Foggia – che ha schierato i suoi fiori all’occhiello (dal coro ai musicisti) saluta così l’indimenticato Maestro Umberto Giordano e si appresta a prolungare la festa: l’amministrazione comunale, con il Sindaco Franco Landella alla Presidenza del Comitato tecnico scientifico, oggi guadagna un ottimo successo ma guarda già ai prossimi appuntamenti . Un risultato che, come ha già detto, ama condividere con tutti i componenti dell’operazione culturale: su tutti l’assessore alla Cultura Anna Paola Giuliani, il dirigente Carlo Dicesare e il coordinatore artistico Dino De Palma. Senza dimenticare il grosso entusiasmo del direttore d’orchestra Massimiliano Stefanelli e il regista Alberto Paloscia ai quali il pubblico del Giordano ha rivolto una standing ovation.