Le Associazioni ACLI Ambiente, Centro Studi Naturalistici, Legambiente, LIPU, Verde Ambiente e Società, WWF di Foggia lanciano l’allarme emergenza rifiuti.
“Se non si arriverà ai rifiuti per strada sarà solo perché si sarà costretti a smaltirli incenerendoli e/o trasferendoli in discariche lontane dalla nostra città con inevitabili costi a carico dei cittadini ancora più alti di quelli attuali già elevati”. E’ questo lo scenario paventato dalle associazioni ambientaliste foggiane che parlano di fallimenti.“Non sono serviti, infatti, quasi a nulla i contributi ricevuti per avviare una raccolta differenziata su un terzo della città. La campagna “Foggia non sarà più un bidone” è stata abbandonata senza aver raggiunto l’obiettivo”.
“Il risultato di questi fallimenti – spiegano – è certificato dall’Atto dirigenziale n. 391 della Regione Puglia che per Foggia fissa l’eco tassa al massimo, € 25,82 per tonnellata smaltita in discarica, non avendo conseguito nessuno degli obiettivi fissati, compreso i requisiti minimi relativi alla qualità e al monitoraggio della raccolta differenziata. Lo stesso Atto dirigenziale certifica inoltre che il Comune di Foggia è inadempiente in relazione al Decreto Legislativo 152/2006, non avendo sottoscritto un contratto con AMIU Puglia che preveda il conseguimento dell’obiettivo minimo del 65% di raccolta differenziata”.
Per ACLI, CSN, LEGAMBIENTE, LIPU, VAS e WWF “i dati relativi alla Raccolta Differenziata (R.D.), consultabili sul sito di Regione Puglia, sono inesorabili perché per il mese di ottobre 2016 su 6.283 tonnellate di rifiuti la R.D. è ferma a 1.167 ton. (18,57%) con solo 81 ton. di “frazione organica” (1,3% del totale)”.
Le Associazioni Ambientaliste chiedono pertanto “all’Amministrazione Comunale di Foggia di sottoscrivere un Contratto di Servizio con AMIU Puglia che obblighi l’azienda di servizio al conseguimento di una quota minima di R.D. pari al 65% dei rifiuti prevedendo esplicitamente una raccolta separata della “frazione organica” con bidoni dedicati su tutta la città. È essenziale separare la “frazione organica” dei rifiuti, costituita principalmente dagli scarti alimentari, dalla “frazione secca”, costituita prevalentemente da imballaggi, bottiglie e lattine. La “frazione organica” infatti è la parte di rifiuto che richiede i trattamenti più costosi e complessi (biostabilizzazione e tritovagliatura) oltre a essere molto pericolosa per l’ambiente una volta smaltita in discarica per la produzione di percolato a contatto con l’acqua piovana”.