I rilievi formulati da alcuni nuclei familiari occupanti la struttura dell’ex Distretto Militare non contraddicono né minano in alcun modo la fondatezza della posizione assunta dall’Amministrazione comunale, con riferimento alla destinazione dell’ex Caserma Oddone, che il Consiglio comunale ha deciso di utilizzare esclusivamente per fini di carattere istituzionale, destinando la struttura ad uffici pubblici. La documentazione posta a corredo delle contestazioni, da questo punto di vista, merita alcune precisazioni.
In primo luogo il vincolo di utilizzo posto dal Demanio Militare esiste e si può evincere chiaramente dal Decreto di trasferimento dell’immobile al Comune di Foggia, firmato il 28 maggio 2015 a Bari. In quell’atto, infatti, è espressamente richiamata la deliberazione del Consiglio comunale numero 124 del 20 marzo 2015, con la quale l’Assemblea consiliare, con votazione unanime, stabilì di destinare l’ex Distretto Militare a “finalità pubblico-istituzionale ad uso diretto dell’Ente quali sedi istituzionali e di rappresentanza, uffici ecc.”. Ne deriva, dunque, che la clausola di salvaguardia, disciplinata dall’articolo 3 del Decreto di trasferimento e sulla base della quale “trascorsi tre anni dal presente trasferimento, qualora all’esito di un apposito monitoraggio effettuato dall’Agenzia del Demanio risultasse che il Comune di Foggia non utilizzi il compendio oggetto del presente provvedimento, lo stesso rientrerà nella proprietà dello Stato nella situazione in cui si trova, senza che il Comune possa pretendere dallo Stato alcunché a qualsiasi ragione o titolo”, sia evidentemente riferita alle finalità di utilizzo del bene previste dalla deliberazione del Consiglio comunale.
Parallelamente al lavoro condotto al fine di acquisire al patrimonio comunale la struttura dell’ex Distretto Militare, l’Amministrazione comunale aveva messo in campo un’attività di verifica generale delle utenze pagate dal Comune di Foggia, in modo da poterne valutare la legittimità e, ove necessario, provvedere al loro distacco. Un iter previsto da un preciso atto di indirizzo formulato dal sindaco Franco Landella alla tecnostruttura al momento dell’insediamento e imposto dalla Corte dei Conti nell’ambito dei vincoli previsti dal Piano Salva Enti approvato dal Comune di Foggia. In conseguenza di questo percorso, avvalorato anche dalle risultanze del blitz effettuato nel 2015 dalla Guardia di Finanza nella struttura, il Comune di Foggia decise, per l’arco di tempo necessario alla liberazione dell’immobile per la sua destinazione a fini istituzionali, di non far gravare i costi delle utenze degli occupanti sul bilancio comunale, dunque sui cittadini foggiani, anche per scongiurare una situazione che avrebbe configurato palesemente un danno erariale. Di qui la comunicazione inviata alle famiglie occupanti, affinché provvedessero a proprie spese ai lavori necessari ad allacciare le utenze di energia elettrica ed acqua ai singoli alloggi e si facessero carico dei costi relativi ai consumi.
Non c’è dunque alcuna contraddizione nei passaggi compiuti dall’Amministrazione comunale e nelle motivazioni illustrate ieri, in forza delle quali è stata esclusa la possibilità di utilizzare l’ex Caserma Oddone per scopi abitativi. Ipotesi che, in virtù della clausola di salvaguardia, determinerebbe la perdita della proprietà della struttura da parte del Comune di Foggia, con la sua conseguente restituzione allo Stato e la produzione di un danno erariale.