Una indagine nelle indagini. Vere e proprie scatole cinesi, quelle che nei giorni scorsi hanno portato all’arresto dei quattro poliziotti della polizia stradale di Foggia. Tutto infatti è partito nel 2014 quando la squadra mobile Dauna aprì il filone di inchiesta per far luce sul terribile assalto fallito al caveau alla ditta NP Service avvenuto a giugno quando un commando paramilitare bloccò i quattro accessi cittadini. Di lì infatti a seguito di un’attività tecnica gli agenti di polizia intercettarono delle conversazioni intercorse tra il pregiudicato Antonio Russo 46enne di Ortanova conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome di Barone, nonché titolare di un autoparco della zona ed i quattro agenti della stradale. L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi di reato nei confronti dei quattro poliziotti ovvero, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di una serie di illecite condotte che vanno dalla corruzione al falso materiale, al peculato d’uso, alla rivelazione del segreto di ufficio, nonché all’accesso abusivo al sistema informativo interforze, condotte poste in essere nel biennio 2014/2015. L’indagine conta ben 15 indagati, il pubblico ministro Alessandra Fini aveva chiesto otto arresti mentre il Gip ne ha concessi solo cinque. Nel corso dell’indagine, caratterizzata da attività tecniche d’intercettazione telefonica e captazione ambientale, è stato accertato, in primo luogo, l’illecito scambio di favori da parte dei poliziotti consistenti in omissioni e/o atti contrari al dovere d’ufficio che il titolare di una concessionaria, incensurato, “ricompensava” con l’assegnazione all’agenzia di pratiche auto, gestita di fatto dagli stessi poliziotti, di numerose commesse riguardanti i trasferimenti di proprietà delle autovetture vendute. Le intercettazioni telefoniche hanno inoltre evidenziato l’esistenza di contatti illeciti tra alcuni dei poliziotti ed il pregiudicato 46enne di Ortanova. In particolare, dalle attività tecniche è emerso che i poliziotti avvisavano l’uomo preventivamente rispetto ad imminenti controlli all’autodemolizione di cui lo stesso è titolare per permettergli di predisporre “adeguate contromisure” o comunque omettevano atti doverosi nei confronti di questi ed in cambio ricevevano periodicamente dal predetto parti di autovetture o servizi e regali vari senza corrisponderne il prezzo. Altrettanto evidente è la responsabilità di alcuni dei poliziotti indagati in ordine alla formazione di un atto falso al fine di celare la negligente omissione della comunicazione all’Autorità giudiziaria di una notizia di reato. E’ emerso, inoltre, un uso illecito del Sistema informativo interforze, concretizzatosi nell’accesso, per fini estranei all’attività d’ufficio, al database e nella successiva divulgazione a terzi dei dati così acquisiti, anche in cambio di illeciti compensi. In alcune occasioni alcuni dei poliziotti indagati utilizzavano le auto di servizio per finalità private.