Che l’Oasi Lago Salso di Manfredonia sia uno scrigno di biodiversità ed una delle più importanti aree umide d’Italia, anche grazie alle grandi opere di rinaturalizzazione realizzate negli ultimi anni (90 ettari di nuove zone umide, 300 ettari di nuovi pascoli naturali, chilometri di nuovi canali, 11 ettari di nuovi chiari aperti nei canneti) con il contributo fondamentale del Centro Studi Naturalistici ONLUS e senza che Parco del Gargano e comune di Manfredonia abbiano speso un solo euro, è cosa risaputa da tempo.
Stupisce invece che l’Ente Parco nazionale del Gargano, che è stato sempre rappresentato nel CdA della società di gestione nominandone il vicepresidente, se ne accorga solo ora che è diventato socio di maggioranza grazie alle quote regalate dal comune di Manfredonia.
La costosa campagna di marketing per l’oasi (6000 euro stanziati dal Parco solo per l’open day del 10 agosto), organizzata in questi giorni dal presidente Pecorella ed utilizzata come arma di distrazione di massa, non cancella le pesanti responsabilità nella vicenda dei prelievi idrici, in favore degli agricoltori delle aree limitrofe e a danno della zona umida, che nei giorni scorsi è stata denunciata dal CSN.
Anzi, le ultime dichiarazioni alla stampa fatte dal vicepresidente della società di gestione dell’Oasi Matteo Totaro, che in sostanza ha ammesso di essere direttamente interessato ai prelievi idrici, gettano nuove ombre e rilanciano inquietanti interrogativi.
Per inquadrare correttamente la vicenda è bene fornire una ricostruzione dei fatti perché i fatti, come insegnava il giornalista Giuseppe D’Avanzo, non sono mai al sicuro nelle mani del potere.
Con una nota del 20 maggio scorso, indirizzata al presidente della società Oasi Lago Salso SpA Pietro Salcuni e al presidente dell’Ente parco Stefano Pecorella, il CSN segnalava un anomalo elevato livello idrico nelle paludi dell’Oasi causato dalla forzata immissione di acque dal torrente Cervaro, suggerendo nel contempo la regolazione dei sistemi di paratoie presenti nell’oasi al fine di risolvere il problema evidenziato. Circa un mese dopo, il 15 giugno, Pecorella esprimeva a Salcuni la propria <<preoccupazione circa la condizione di scompenso dei livelli idrici dell’area, dovuta, quasi certamente, alla mancanza di gestione delle paratie>>, circostanza dallo stesso Pecorella evidenziata come <<critica per la prosecuzione di ogni progetto nell’oasi>> e pertanto <<da affrontare immediatamente>>.
Con successiva nota del 21 luglio il CSN segnalava la presenza di stazioni mobili di pompaggio dell’acqua all’interno del perimetro dell’Oasi Lago Salso con tubazioni che conducevano ai terreni agricoli che si trovano all’esterno del perimetro aziendale. Con la stessa segnalazione si evidenziava la dannosità di tali prelievi idrici, soprattutto nel periodo estivo, per il mantenimento in uno stato adeguato di conservazione dei delicati habitat della zona umida, ricordando che , ai sensi dell’art. 27 del regolamento del SIC “Zone Umide della Capitanata” e ZPS “Paludi presso il Golfo di Manfredonia”, <<è fatto divieto di utilizzo dell’acqua di Lago Salso a fini agricoli e produttivi ad esclusione delle esigenze aziendali dell’Oasi>>.
A tali segnalazioni non veniva dato alcun riscontro, né venivano adottate misure per risolvere tali problematiche, nonostante la presenza di un comando stazione della Forestale proprio all’interno dell’Oasi, funzionalmente dipendente dall’Ente parco.
È evidente che i due episodi erano strettamente collegati: in primavera sono stati immagazzinati grandi quantitativi d’acqua che poi sono stati utilizzati durante l’estate per irrigare i campi esterni all’oasi. In pratica le paludi di Lago Salso sono state gestite in questi mesi come un enorme vascone d’irrigazione.
È utile qui evidenziare che l’attuale consiglio di amministrazione, nominato dall’Ente Parco che detiene il 96% delle quote azionarie della società, è composto dal presidente Salcuni, dal vicepresidente Totaro (entrambi allevatori ed esponenti del mondo agricolo, quest’ultimo con interessi sui terreni limitrofi all’oasi) e dallo stesso Pecorella in qualità di consigliere.
Dopo la denuncia pubblica della vicenda, è emerso che il prelievo sarebbe stato autorizzato direttamente dal presidente Salcuni che non aveva alcun titolo a farlo, trattandosi di acque pubbliche, né avrebbe potuto farlo, considerato l’espresso divieto contenuto nel regolamento del SIC.
La conseguenza di questa gestione è che la forzata immissione d’acqua in primavera ha penalizzato la riproduzione degli uccelli acquatici, i cui nidi sono stati sommersi a causa dell’aumento dei livelli idrici, mentre il prelievo estivo ha ridotto drasticamente le superfici allagate, riducendo le aree idonee per l’avifauna.
Sono, queste, problematiche ben note al Consiglio d’Amministrazione, considerato che il progetto LIFE “Avifauna del Lago Salso”, finanziato dalla Commissione europea e gestito direttamente dall’Oasi, aveva proprio lo scopo di risolverle, grazie alla realizzazione di un nuovo sistema di paratoie che consentisse di regolare i livelli idrici in base alle esigenze ecologiche delle specie di avifauna. Lo scorso anno, poi, grazie a fondi regionali per la conservazione della natura, era stata riparata anche la paratoia principale del Cervaro che consente l’immissione delle acque nell’oasi. I lavori realizzati vengono invece utilizzati per soddisfare le esigenze degli agricoltori della zona che sono stati invogliati a programmare colture ad elevato fabbisogno idrico proprio con la promessa della futura disponibilità d’acqua nel periodo estivo.
Come contropartita è stato richiesto a questi stessi agricoltori di dare una ripulita alle aree limitrofe al centro aziendale, giusto in tempo per l’open day del 10 agosto scorso organizzato dall’Ente parco. Contro il CSN, invece, che da vent’anni si spende per la tutela dell’area e che detiene il 4% delle quote azionarie della SpA, sono state avviate, peraltro senza successo, azioni volte ad estrometterlo dall’oasi e a zittirlo.
A questo punto qualche domanda è d’obbligo: il presidente dell’Ente parco Pecorella, che in ogni occasione professa legalità ed intransigenza, perché con il suo silenzio ha tollerato ed avallato tutto questo, pur essendo pienamente a conoscenza di quanto stava accadendo? E perché non ritiene di sostituire i due consiglieri agricoltori da lui nominati, che hanno dimostrato di avere un palese conflitto d’interessi tra quelli della propria categoria di appartenenza e le esigenze di conservazione dell’area?
Attendiamo fiduciosi una risposta.